In vista del Consiglio europeo del 26 e 27 ottobre, come di prassi, la presidente del Consiglio ha riferito al Parlamento le posizioni dell'Italia sui temi che saranno discusso in sede europea nei prossimi due giorni: Ucraina, Medio Oriente, quadro finanziario pluriennale 2021-2027, economia, migrazione, Kosovo-Serbia e Sahel.
In relazione al conflitto in corso in Medio Oriente, questa sarà la posizione che l'Italia sosterrà in Europa, in base a quanto riferito questa mattina al Senato da Giorgia Meloni:
"La discussione sarà inevitabilmente condizionata dai terribili eventi che hanno insanguinato il Medio Oriente. Sul tema, prima di ogni altra considerazione, desidero esprimere anche in quest'Aula la mia vicinanza umana ai familiari delle vittime del terrificante attacco di Hamas dello scorso 7 ottobre, la mia grande preoccupazione per la sorte degli ostaggi, di alcuni dei quali ho incontrato ieri i familiari a Palazzo Chigi, e il mio profondo sgomento per la brutalità con la quale Hamas si è accanito contro civili inermi, non risparmiando neppure donne, bambini, anziani. La ferocia che abbiamo visto e il tentativo di disumanizzare quello che si ritiene essere il nemico sono concepibili solo quando il fanatismo religioso o ideologico riesce a obnubilare la ragione e annichilire il senso di umanità. Da italiani e da europei è qualcosa che ci spaventa molto, perché sono immagini che abbiamo già visto più volte nella nostra storia, che ha assunto la forma più atroce proprio nella persecuzione del popolo ebraico. Per questo non può esserci nessuna ambiguità nel condannare nel modo più fermo i crimini dei quali Hamas si è reso responsabile, non può esserci nessun distinguo sulla condanna a ogni forma di antisemitismo, compresa quella di matrice islamica e quella che viene camuffata da avversione allo Stato di Israele. Non devono esserci dubbi nel sostenere il diritto di Israele a esistere, a difendere i propri cittadini e i propri confini, in linea con il diritto internazionale.Questa è la posizione del Governo italiano che ha espresso in ogni sede, dal Consiglio europeo, che ha dimostrato grande unità con la dichiarazione congiunta dello scorso 16 ottobre, fino alla conferenza internazionale tenutasi a Il Cairo la scorsa settimana. Questa impostazione continua e continuerà a guidare la nostra azione.Allo stesso tempo siamo molto preoccupati dalle conseguenze che il conflitto scatenato da Hamas sta avendo, in particolare sulla popolazione civile palestinese e dal conflitto su larga scala che ne può scaturire. È esattamente questa la ragione per la quale ho deciso di prendere parte personalmente alla conferenza di Il Cairo, scegliendo che l'Italia fosse l'unica Nazione membro del G7 a partecipare al livello di leader, perché considero vitale, in questa fase, il dialogo con i Paesi arabi e musulmani (e l'Italia svolge storicamente il ruolo di ponte tra Europa, Medio Oriente e Mediterraneo) per impedire che si cada nella trappola di uno scontro tra civiltà che avrebbe conseguenze inimmaginabili.Uso volutamente la parola «trappola», perché sono persuasa che la barbarie degli attacchi di Hamas, con miliziani che si mettono una telecamera sulla fronte per riprendere scene impensabili, come la decapitazione di neonati, avesse un obiettivo preciso. Chiaramente quell'obiettivo non era e non poteva essere difendere il diritto del popolo palestinese, che invece viene usato e calpestato dai gruppi fondamentalisti come Hamas e dai loro atti terroristici, ma procurare piuttosto un conflitto molto più esteso, costringendo Israele a una reazione contro Gaza che minasse alla base ogni tentativo di dialogo, che creasse un solco incolmabile tra Israele, Occidente e Paesi arabi, alcuni dei quali coraggiosamente avevano invece tentato di normalizzare i rapporti con lo Stato ebraico attraverso gli Accordi di Abramo.La strategia dei fondamentalisti per cancellare lo Stato di Israele dalla faccia della terra è una strategia di lungo periodo: rendere Israele una terra inospitale dalla quale scappare se si vuole vivere in pace, se si vuole avere il diritto a far crescere i propri figli e il processo di normalizzazione che stava avvenendo nella regione comprometteva quella strategia. Dunque, noi dobbiamo essere consapevoli degli schieramenti in campo. Da una parte c'è chi lavora a un processo di normalizzazione dei rapporti nel Medio Oriente e per una prospettiva di collaborazione sempre più stretta tra tutti i soggetti in campo e dall'altra c'è chi ha interesse ad alimentare lo scontro e a sottolineare punti di divisione. Accade nel mondo arabo e accade con forme e intensità diverse al di fuori del mondo arabo e tutti quelli che sono dalla parte giusta di questo scontro devono saper lavorare insieme per impedire una escalation del conflitto. Un'estensione che porterebbe con sé il rischio di coinvolgimento di nuovi attori regionali a partire da Libano e Siria, da potenze come l'Iran fino ai grandi player geopolitici come Russia e Cina, che certo non disdegnerebbero vedere distolte le attenzioni dell'Occidente da altri scenari critici.I civili di Gaza, i diritti del popolo palestinese e le istituzioni che lo rappresentano legittimamente, a partire dall'Autorità nazionale palestinese, sono essi stessi vittime della politica di Hamas e le due cose non devono mai essere sovrapposte. Nessuna causa potrà mai giustificare il terrorismo. Nessuna causa potrà mai giustificare un'aggressione scientemente preordinata e organizzata per colpire civili innocenti, del tutto estranei alle dinamiche militari. Nessuna causa potrà mai giustificare il rapimento o l'uccisione casa per casa di donne e bambini. Di fronte ad azioni di questo tipo, uno Stato è pienamente legittimato a rivendicare il proprio diritto all'esistenza, alla difesa, alla sicurezza dei propri cittadini e dei propri confini, ma la reazione di uno Stato non deve mai essere motivata da sentimenti di vendetta. Uno Stato fonda la sua reazione sulla base di precise ragioni di sicurezza, commisurando la forza e tutelando la popolazione civile. Questo è il confine nel quale la reazione di uno Stato di fronte al terrorismo deve rimanere e sono fiduciosa che sia anche la volontà dello Stato di Israele. Siamo consapevoli di come il punto di equilibrio tra una reazione necessaria e una sproporzionata in un contesto nel quale Hamas si fa volutamente scudo dei civili sia la cosa in assoluto più difficile, ma io credo che perseguire questo equilibrio sia oggi la principale delle nostre responsabilità. Nondimeno, il Governo fa appello a Israele affinché vengano preservati i luoghi di culto nella Striscia, a partire da quelli cristiani. La nostra priorità immediata rimane l'accesso umanitario, indispensabile per evitare ulteriori sofferenze della popolazione civile, ma anche esodi di massa che contribuirebbero a destabilizzare il Medio Oriente e in ultima istanza anche l'Europa.In questo senso, il Governo ha accolto con favore l'istituzione da parte israeliana di una zona umanitaria nella Striscia di Gaza, così come la decisione della Commissione europea di triplicare gli aiuti umanitari europei a Gaza, portandoli a oltre 75 milioni di euro. Sulle polemiche dei giorni scorsi sulla possibile sospensione degli aiuti europei di assistenza allo sviluppo, voglio specificare che si tratta esclusivamente di una revisione degli stessi per escludere che anche solo un euro possa arrivare nelle mani di Hamas. Si tratta di somme rilevanti: 1,17 miliardi di euro per il periodo 2021-2024, che contribuiscono per oltre il 10 per cento al bilancio dell'Autorità nazionale palestinese e che ben testimoniano l'impegno europeo in Medio Oriente. Da parte italiana, poniamo la massima attenzione alla destinazione degli aiuti: oltre 45 milioni di euro tra il 2022 e il 2023 e ulteriori 58 milioni di crediti in aiuto e ci impegniamo a verificare sistematicamente che in nessun modo organizzazioni terroristiche ne possano beneficiare.Siamo, inoltre, come dicevo, molto preoccupati per la sorte degli ostaggi nelle mani di Hamas, anche se il giovane cittadino italiano Nir Forti e i due coniugi italo-israeliani Eviatar Moshe Kipnis e Liliach Lea Havron non ce l'hanno fatta.Penso di rappresentare il sentimento dell'intera Aula e dell'intera Nazione nel ribadire la nostra vicinanza e il nostro affetto ai loro figli, ma anche nel richiedere con forza l'immediato rilascio di tutti gli altri ostaggi, a partire da donne, bambini e anziani.Allo stesso modo continuiamo a lavorare insieme ai nostri partner e ai nostri alleati per l'uscita dei civili stranieri ed europei, in particolare da Gaza. Noi abbiamo diciannove connazionali che attendono di uscire in un rapido ripristino del valico di Rafah, attualmente inagibile e pericoloso. È un passaggio essenziale sul quale lavoriamo con costanza.Su tutti questi obiettivi sono personalmente impegnata in una fitta rete di contatti e incontri, così come il Ministro degli esteri, per continuare a incoraggiare i partner arabi e le altre parti interessate a svolgere un ruolo costruttivo per evitare un ulteriore allargamento del conflitto.In questi giorni mi sono confrontata più volte con il primo ministro israeliano Netanyahu, con il presidente israeliano Herzog, con il presidente dell'Autorità nazionale palestinese Abu Mazen, con il primo ministro libanese Mikati, con il presidente degli Emirati Arabi Uniti Mohammed bin Zayed, con l'emiro del Qatar Al Thani, con il re Abd Allah II di Giordania, il presidente egiziano Sisi, il presidente algerino Tebboune, il re del Bahrein Hamad, così come - lo sapete - ho partecipato alle riunioni del Quint con i leader di USA, Regno Unito, Francia e Germania.In tutti questi contesti e con tutti gli interlocutori ho sottolineato l'importanza di contribuire alla de-escalation del conflitto, a riprendere quanto prima un'iniziativa politica per la Regione, non solo per risolvere l'attuale crisi, ma per arrivare a una soluzione strutturale sulla base della prospettiva «Due popoli, due Stati»: prospettiva che deve avere come presupposto, da parte di tutti gli attori presenti nella Regione, il riconoscimento all'esistenza e alla sicurezza dello Stato di Israele. Su questo, come sapete, c'è totale convergenza di vedute e intenti tra gli Stati membri dell'Unione europea. Personalmente sono convinta che lavorare concretamente e con una tempistica definita a una soluzione strutturale per la crisi israelo-palestinese sarebbe anche il modo più efficace possibile per svelare il bluff di Hamas agli occhi dei palestinesi e contribuire a sconfiggerli.La crisi in Medio Oriente, neanche a dirlo, ci riguarda direttamente. Riguarda l'Italia, riguarda l'Europa, riguarda l'Occidente, non solo per le conseguenze che potrebbe creare, ma anche perché un mondo nel quale saltano non solo il diritto internazionale, ma anche le più elementari regole di convivenza tra Stati e popoli, è un mondo che rischia di piombare nel caos. È quello che il Governo italiano sostiene fin dall'inizio con la guerra d'aggressione della Russia all'Ucraina ed è quello che ribadiamo anche oggi in quest'Aula: un mondo in cui non esistono più linee rosse invalicabili è un mondo meno sicuro e meno giusto per ciascuno di noi, non solo per gli Stati e i popoli che sono direttamente coinvolti nei conflitti".