Sabato si è chiusa la COP26. In base al punto di vista, l'accordo raggiunto dai vari Paesi partecipanti può essere riassunto con il classico esempio del bicchiere: c'è chi lo vede mezzo pieno e c'è chi lo vede mezzo vuoto.
Perché tutti i Paesi mettessero la firma su un documento condiviso, alcuni punti dell'ultima bozza di accordo proposta, la terza da lunedì scorso, sono stati rivisti dal punto di vista lessicale, in modo da renderli accettabili anche ai più recalcitranti.
Tra i punti dolenti, l'utilizzo del carbone era quello che più preoccupava Cina, India e... Stati Uniti. E per far digerire la riduzione del ricorso al carbone come fonte energetica, nel documento finale si è dovuto scrivere che i Paesi hanno accettato di "ridurre gradualmente" invece di "eliminare gradualmente" l'utilizzo del carbone.
Anche a seguito di ciò, il presidente della COP26, Alok Sharma, si è detto "profondamente dispiaciuto" per quanto si è riusciti a concordare nel vertice.
Ancora una volta i politici hanno dimostrato di guardare agli interessi dell'immediato, ignorando ciò che accadrà in futuro, sulla base della considerazione che loro, in futuro, non ci saranno a dover render conto di quanto hanno deciso oggi. La miopia di queste persone è del tutto evidente, quanto fanciullescamente imbarazzante. Vi sono premier e capi di Stato, infatti, che ritengono di dover affrontare il problema del cambiamento climatico come abitualmente affrontano gli altri problemi politici, senza rendersi minimamente conto che il loro "avversario" è la natura e che la natura non ragiona secondo le regole della politica.
Pertanto, la natura non deciderà di mitigare l'effetto serra solo perché nell'accordo c'è scritto di ridurre gradualmente l'utilizzo del carbone invece di eliminarlo gradualmente. Il livello di anidride carbonica nell'atmosfera, pertanto, continuerà ad aumentare, contribuendo così a peggiorare l'effetto serra, a seguito del quale la temperatura continuerà ad aumentare provocando una serie di disastri a catena di cui alcuni politici danno prova di non rendersi conto. Non si sta parlando solo di disastri ambientali dovuti ad eventi climatici catastrofici, ma si sta parlando anche di mancanza di acqua e cibo. Ma non lo capiscono.
Dalla parte del bicchiere mezzo vuoto, per correttezza, va aggiunto anche il punto di vista di Paesi come l'India, che hanno spinto per la riduzione graduale nell'uso del carbone, utilizzando a sostegno di tale tesi il fatto che i fondi necessari promessi dai Paesi ricchi ai Paesi poveri per effettuare una transizione energetica in tempi brevi non sarebbero né immediati, né sufficienti.
E dopo il bicchiere mezzo vuoto, il bicchiere mezzo pieno, secondo gli ottimisti, è rappresentato dal fatto che - rispetto al passato - comunque è stato raggiunto un accordo in cui tutti i Paesi riconoscono la necessità di scongiurare il problema del riscaldamento globale.
Pertanto, il Glasgow Climate Pact diventa, comunque, il primo accordo sul clima inteso a pianificare esplicitamente la riduzione del carbone, il peggior combustibile fossile responsabile della produzione di gas serra. Nell'accordo sono previsti anche riduzioni a breve alle emissioni prodotte da altre fonti fossili, oltre ai soldi ai Paesi in via di sviluppo per aiutarli ad adattarsi agli impatti climatici (anche se non tutti li ritengono sufficienti come accennato in precedenza). Infine si è concordato che il contenimento dell'aumento della temperatura entro 1,5 gradi da raggiungere intorno alla metà del secolo sia indispensabile e che per raggiungere tale traguarda si dovranno ridurre le emissioni di gas serra del 45% entro il 2030.
Inutile dire che i leader mondiali hanno bollato la COP26 come un successo, mentre gli attivisti l'hanno definita il solito bla bla. Così Greta Thunberg:
"La #COP26 è finita. Ecco un breve riassunto: Blah, blah, blah. Ma il vero lavoro continua fuori da queste sale. E non ci arrenderemo mai, mai".
Una posizione, in fondo, coerente con quanto la stessa attivista svedese aveva dichiarato appena una settimana fa:
"A meno che non otteniamo tagli annuali immediati, drastici e senza precedenti delle emissioni fossili, allora vorrà dire che stiamo fallendo. Piccoli passi nella giusta direzione", fare progressi o vincere lentamente, equivale a perdere".
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