Cronaca

Gimbe: dal 3 giugno Lombardia, Liguria e Piemonte dovrebbero continuare a rimanere isolate dal resto d'Italia

Gimbe: dal 3 giugno Lombardia, Liguria e Piemonte dovrebbero continuare a rimanere isolate dal resto d'Italia

Così Nino Cartabellotta, presidente Fondazione Gimbe - fondazione che ha lo scopo di promuovere e realizzare attività di formazione e ricerca in ambito sanitario -, si è espresso giovedì in una intervista rilasciata alla radio di Confindustria:

«C'è il ragionevole sospetto che la Lombardia aggiusti i dati per timore di nuovi stop, anche perché in Lombardia si sono verificate troppe stranezze sui dati nel corso di questi tre mesi: soggetti dimessi che venivano comunicati come guariti andando ad alimentare il cosiddetto silos dei guariti; alternanze e ritardi nella comunicazione dei dati, cosa che poteva essere giustificata nella fase dell'emergenza quando c'erano moltissimi casi ma molto meno ora, eppure i riconteggi sono molto più frequenti in questa fase 2. È come se ci fosse una sorta di necessità di mantenere sotto un certo livello quello che è il numero dei casi diagnosticati».

E questo è quanto ha poi aggiunto:

«La nostra grossa preoccupazione è che in questo momento la situazione lombarda sia quella che uscirà per ultima da questa tragedia, perché se si chiude troppo tardi e si vuole riaprire troppo presto, e si combinano anche dei magheggi sui numeri, allora è ovvio che la volontà politica non è quella di dominare l'epidemia ma è quella di ripartire al più presto con tutte le attività, e questo non lascia tranquilli. Non si sta effettuando un'attività di testing adeguato.È evidente che i casi sommersi sono 10-20 volte quelli esistenti - ha aggiunto Cartabellotta - e se non li vado a identificare, tracciare e isolare questi continuano a girare e contagiare. È un cane che si morde la coda: da una parte non si vogliono fare troppi tamponi per evitare di mettere sul piatto troppi casi, dall'altro non identificando questi casi si alimenta il contagio tanto che, secondo la valutazione che pubblichiamo oggi, negli ultimi 23 giorni, dal 4 al 27 maggio, la Lombardia ha il 6% di tamponi diagnostici positivi, e sottolineo diagnostici perché se mettiamo al denominatore tutti i tamponi fatti è chiaro che questa percentuale artificiosamente scende. La Liguria è al 5,8%, il Piemonte al 3,8%».



In base ai risultati del monitoraggio della pandemia, per la fondazione Gimbe il contagio da Covid in Lombardia, Liguria e Piemonte sarebbe ancora fuori controllo e riaprire dal 3 giugno la mobilità fra regioni, includendo anche quelle appena elencate, potrebbe rilevarsi rischioso e causare una seconda ondata, perché sono le regioni con la percentuale più elevata di tamponi diagnostici positivi, il maggior incremento di nuovi casi, nonostante  una limitata attitudine all'esecuzione di tamponi diagnostici!


Di seguito i risultati dell'analisi di Gimbe relativi al periodo post lockdown dal 4 al 27 maggio.

Percentuale di tamponi diagnostici positivi:
Risulta superiore alla media nazionale (2,4%) in 5 Regioni: in maniera rilevante in Lombardia (6%) e Liguria (5,8%) e in misura minore in Piemonte (3,8%) Puglia (3,7%) ed Emilia-Romagna (2,7%).

Tamponi diagnostici per 100.000 abitanti:
Rispetto alla media nazionale (1.343), svettano solo Valle d'Aosta (4.076) e Provincia Autonoma di Trento (4.038). Nelle tre Regioni ad elevata incidenza dei nuovi casi, la propensione all'esecuzione di tamponi rimane poco al di sopra della media nazionale sia in Piemonte (1.675) che in Lombardia (1.608), mentre in Liguria (1.319) si attesta poco al di sotto.

Incidenza di nuovi casi per 100.000 abitanti:
Rispetto alla media nazionale (32), l'incidenza è nettamente superiore in Lombardia (96), Liguria (76) e Piemonte (63). Se il dato del Molise (44) non desta preoccupazioni perché legato a un recente focolaio già identificato e circoscritto, quello dell'Emilia-Romagna (33) potrebbe essere sottostimato dal numero di tamponi diagnostici (1.202 per 100.000 abitanti) ben al di sotto della media nazionale (1.343).

I dati analizzati riflettono quasi interamente le riaperture del 4 maggio, mentre quelli relativi alle riaperture a partire dal 18 maggio potranno essere valutati nel periodo dall'1 al 14 giugno, tenendo conto di una media di 5 giorni di incubazione del virus e di 9-10 giorni per ottenere i risultati del tampone.

Quali sono pertanto le valutazioni di Gimbe?

«Il Governo - ha dichiarato Cartabellotta - a seguito delle valutazioni del Comitato Tecnico-Scientifico si troverà di fronte a tre possibili scenariil primo, più rischioso, di riaprire la mobilità su tutto il territorio nazionale, accettando l'eventuale decisione delle Regioni del sud di attivare la quarantena per chi arriva da aree a maggior contagio; il secondo, un ragionevole compromesso, di mantenere le limitazioni solo nelle 3 regioni più a rischio, con l'opzione di consentire la mobilità tra di esse; il terzo, più prudente, di prolungare il blocco totale della mobilità interregionale, fatte salve le debite eccezioni attualmente in vigore.In questa difficile decisione occorre accantonare ogni forma di egoismo regionalistico perché la riapertura della mobilità deve avvenire con un livello di rischio accettabile e in piena sintonia tra le Regioni. Una decisione sotto il segno dell'unità nazionale darebbe al Paese un segnale molto più rassicurante di una riapertura differenziata, guidata più da inevitabili compromessi politici che dalla solidarietà tra le Regioni, oggi più che mai necessaria per superare l'inaccettabile frammentazione del diritto costituzionale alla tutela della salute».

Autore Vittorio Barnetti
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