I numeri parlano chiaro. Con il 76% dei voti, contro il 26% del suo rivale, Bernie Sanders, Hillary Clinton ha stravinto le primarie della Carolina del Sud. La vittoria è da attribuirsi principalmente al voto degli afro-americani, fra i quali la first-lady avrebbe ottenuto l'87% dei consensi.

E' una buona premessa per il prossimo primo marzo, il cosiddetto Super Tuesday, in cui si voterà in ben 12 stati, fra cui in altri stati del Sud con un'alta percentuale di popolazione di colore, come Georgia, Alabama e Arkansas.

Del resto la Clinton non ha trascurato niente pur di conquistarsi i voti dei neri, non perdendo mai l'occasione di elogiare l'operato di Obama e assicurandosi il sostegno delle madri di Trayvon Martin, Eric Garner e di altri afro-americani vittime della polizia.

Non sembra averle arrecato un gran danno l'episodio avvenuto a Charleston, mercoledì scorso, quando le è stato chiesto di scusarsi per la legge sul crimine violento, fatta approvare nel 1994 dal marito, colpevole anche di aver definito "superpredatori" i maschi di colore.

Hillary Clinton sembra sicura di riuscire a conquistarsi la nomination democratica, tanto da aver iniziato quella che sembra una campagna contro il sempre più probabile candidato repubblicano alle presidenziali del prossimo otto novembre, Donald Trump.

Infatti, nel discorso che è seguito alla vittoria in Sud Carolina, l'ex segretario di Stato ha in qualche modo replicato ad uno degli slogan più usati da Trump, sostenendo che non è necessario render di nuovo grande l'America, perché questa non ha mai smesso di essere grande. Quello che è necessario, invece, secondo la Clinton, è rendere di nuovo unito il paese. E contro i muri dell'immobiliarista di Manhattan, ha fatto appello al superamento dei confini, perché l'America ha bisogno di "amore e rispetto".

Per Bernie Sanders si è trattato di una dura sconfitta, peraltro prevista, anche se non di queste dimensioni. 40 punti di differenza sono molti, considerando che il suo staff riteneva soddisfacente una sconfitta con un distacco di 20 punti.

Il senatore del Vermont punta molto sui risultati del prossimo martedì, tanto da esser ripartito alla volta del Texas e del Minnesota, già prima della chiusura dei seggi. Negli stati del Sud ha contato molto il fatto di non essere abbastanza conosciuto, né dalla gente né dai media e, forse, soprattutto fra gli afro-americani, anche le sue posizioni un po' troppo tiepide in merito al controllo sull'uso delle armi.

Probabilmente, una parola decisiva sulle possibilità di Sanders di rimanere ancora in corsa la diranno i risultati del Super Tuesday in stati come il Minnesota, il Colorado e l'Oklahoma.