Mercoledì è stato pubblicato sul sito della Federcalcio il ReportCalcio 2022, che è stato presentato anche su Sky Sport 24 in uno speciale condotto da Luca Marchetti e gli interventi del presidente della FIGC Gabriele Gravina e degli editorialisti Matteo Marani e Alessandro F. Giudice.

Nel report giunto alla 12ª edizione,  sviluppato dal Centro Studi FIGC in collaborazione con AREL (Agenzia di Ricerche e Legislazione) e PwC Italia (PricewaterhouseCoopers), sono stati riassunti i numeri che caratterizzano il Sistema Calcio nel nostro Paese, insieme all'analisi dei principali trend e alla previsione sulle evoluzioni future, al fine di fornire un supporto per accompagnare i programmi di crescita del calcio italiano.

“I numeri del ReportCalcio – dichiara il presidente della FIGC Gabriele Gravina – confermano la necessità di avviare un programma di sviluppo sostenibile che parta dalla responsabilità e dalla credibilità: l'urgenza non più rinviabile riguarda la messa in sicurezza del calcio professionistico sotto il punto di vista economico-finanziario, poi servono investimenti nei settori giovanili e nelle infrastrutture, assieme all'aumento del numero dei selezionabili per le Nazionali azzurre. Sono queste le priorità su cui si sta concentrando l'iniziativa della Federazione e su cui intendo coinvolgere le componenti federali per trovare le soluzioni più condivise possibili. ReportCalcio è un contributo alla ricerca e alla trasparenza, nasce come spunto di riflessione per l'intero movimento per intercettare alcune dinamiche e alcuni trend negativi su cui lavorare. Oggi invece suona come un monito, perché alla situazione strutturalmente critica prima del Covid si è aggiunta la carenza di liquidità generata dalla pandemia, non possiamo più rinviare una presa d'atto collettiva su dati onestamente impietosi, dobbiamo lavorare per un risanamento generale e una diversa gestione dei nostri Club”.

“L'effetto principale della pandemia sul calcio professionistico italiano – afferma Federico Mussi, Partner Deals PwC Italia - è stato enfatizzare le fragilità di un sistema convalescente da lunga data. Nei 12 anni precedenti ha registrato perdite aggregate pari a circa 4,1 miliardi di euro ed una situazione finanziaria in passivo per oltre 5 miliardi di euro, con indici di liquidità in progressivo peggioramento. Ad oggi le azioni, seppur tempestive, introdotte dai vari stakeholders e rinforzate dal percorso di trasparenza FIGC, risultano ancora insufficienti. Il Sistema Calcio deve adottare, in tempi rapidi, misure volte a mettere in sicurezza il settore che, nonostante le difficoltà, continua ad attirare capitali ed investitori internazionali, a conferma che ha indubbiamente un valore ancora non riflesso nelle risultanze economiche, patrimoniali e finanziarie. Le azioni da implementare dovranno far emergere questo valore inespresso attraverso il contributo di tutti gli attori coinvolti, Istituzioni, FIGC, Lega e Club. Tra le più urgenti, contenute nel piano strategico presentato da FIGC: l'introduzione di modelli e strumenti di sostenibilità economica e finanziaria che promuovano tetti di spesa in linea con la propria capacità di generare flussi di cassa (allineandosi alle analoghe misure studiate dall'UEFA), lo sviluppo infrastrutturale, gli investimenti nei settori giovanili, le opportunità da cogliere offerte dalla digital transformation e dalle strategie di marketing e comunicazione per allargare gli orizzonti e valorizzare le grandi opportunità di crescita”.


Questo il riassunto del profilo economico e finanziario del calcio professionistico in Italia.

Il calcio professionistico evidenzia un profilo estremamente preoccupante dal punto di vista della sostenibilità economico-finanziaria, a fronte di uno squilibrio strutturale che già prima della pandemia risultava particolarmente accentuato: nei 12 anni analizzati prima dell'impatto del Covid-19 (dal 07-08 al 18-19), il calcio professionistico italiano ha prodotto un ‘rosso' aggregato pari a circa 4,1 miliardi di euro (quasi € 1m al giorno). In particolare, il fatturato aggregato dei club di Serie A, B e C ha raggiunto nel pre Covid-19 i quasi 3,9 miliardi di euro, con un aumento di 1,5 miliardi rispetto a 12 anni prima, ma quasi il 90% della crescita dei ricavi tra il 2007-2008 e il 2018-2019 è stata utilizzata per coprire l'aumento degli stipendi e degli ammortamenti/svalutazioni. L'indebitamento totale ha raggiunto nel 2018-2019 i quasi 4,8 miliardi di euro, circa il doppio rispetto ai 2,4 miliardi registrati nel 2007-2008. Una crisi 'strutturale' che la pandemia ha contribuito ad accelerare ulteriormente: la perdita complessiva è passata dai 412 milioni del 2018-2019 agli 878 del 2019-2020, fino agli oltre 1,3 miliardi del 2020-2021. Nelle 2 stagioni con impatto Covid-19 (19-20 e 20-21) il ‘rosso' aggregato prodotto dal calcio professionistico italiano è stato quindi pari ad oltre 2,2 miliardi di euro, mentre a livello finanziario l'indebitamento è salito dai 4,8 miliardi di euro del 2018-2019 ai quasi 5,4 del 2020-2021. Un risultato influenzato dagli effetti negativi prodotti dal Covid-19 sulla capacità dei club di generare ricavi (il valore della produzione nel biennio segnato dalla pandemia è diminuito del 9,3%), dai costi connessi all'implementazione dei protocolli sanitari, ma anche dal continuo incremento degli stipendi e degli ammortamenti: il costo del lavoro medio nelle 2 stagioni con impatto Covid-19 (2019-2020 e 2020-2021) è stato pari a 2.231 milioni, in aumento del 7,9% rispetto al 2018-2019, mentre gli ammortamenti/svalutazioni sono saliti del 24,5% (passando da 962 a 1.198 milioni di euro).

L'impatto del Covid-19 è stato comunque evidente, in particolare per quanto riguarda i ricavi da ingresso stadio (quasi azzerati nel 2020-2021, rispetto ai 341 milioni di euro del 2018-2019). Tra il 2018-2019 e il 2020-2021, il numero complessivo di spettatori presenti negli stadi italiani per competizioni di alto livello (calcio professionistico e Rappresentative Nazionali) è passato da 16,1 milioni ad appena 148.248, mentre gli spettatori potenziali ‘persi' nel solo calcio professionistico nelle 2 stagioni con impatto Covid-19 (19-20 e 20-21) ammontano a 23,1 milioni, con un impatto in termini di ricavi potenziali da ticketing non realizzati pari a 513,3 milioni di euro. A fronte di queste criticità, l'obiettivo del percorso di riforme che la FIGC sta sviluppando nelle ultime settimane riguarda necessariamente il tentativo di dare stabilità al calcio professionistico italiano, al fine di valorizzare ulteriormente uno dei principali settori industriali italiani e un asset strategico dell'intero Sistema Paese; un comparto economico in grado di coinvolgere 12 diversi settori merceologici nella sua catena di attivazione di valore, con un impatto indiretto e indotto sul PIL italiano pari a 10,2 miliardi di euro e oltre 112.000 posti di lavoro attivati.

A livello fiscale e contributivo, il solo calcio professionistico ha prodotto inoltre nel 2019 un gettito complessivo pari a quasi 1,5 miliardi di euro (+6% rispetto al 2018 e +71% rispetto al 2006), dato che equivale a circa il 70% del contributo fiscale generato dall'intero sport italiano. Complessivamente negli ultimi 14 anni la contribuzione ammonta a circa 15,5 miliardi di euro, e per ogni euro ‘investito' dal Governo italiano nel calcio, il Sistema Paese ha ottenuto un ritorno in termini fiscali e previdenziali pari a € 18,3.

Il calcio continua inoltre a costituire per distacco il principale sport italiano in termini di interesse: nel 2021 il 55% della popolazione Over 18 si dichiara interessata a questo sport (rispetto al 48% della media europea), per un totale pari a circa 27,4 milioni di persone. Il secondo sport, ovvero il tennis, non supera il 28%, circa la metà rispetto al calcio (14 milioni di italiani). Anche a causa dell'impatto del Covid-19, emerge tuttavia un preoccupante trend di decremento dei principali livelli di interesse per tutte le discipline sportive italiane: tra il 2019 e il 2021, nello specifico, l'interesse per il calcio è diminuito di 9 punti percentuali (dal 64% al 55%). Il decremento ha riguardato tutte le principali competizioni calcistiche per club maschili e le diverse modalità di fruizione (ad eccezione dei social media), mentre le competizioni femminili hanno registrato una sostanziale tenuta dei numeri, a conferma di un importante consolidamento della dimensione mediatica e commerciale del movimento; considerando in particolare la Serie A femminile, nel 2021-2022 l'audience media per partita ha raggiunto i 112.317 telespettatori (+142% rispetto al 2020-2021, grazie anche alla trasmissione delle partite in chiaro su La7), un trend di crescita che ha riguardato anche i ricavi da diritti tv e quelli commerciali, all'alba della nuova era del passaggio al professionismo e all'introduzione del nuovo format a 10 squadre della top division femminile (a partire dal 2022-2023).