Cultura e Spettacolo

X, come Malcom (seconda parte)


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All’inizio il giovanotto riscosse simpatie nel movimento o , quantomeno , interesse. Finito il turno da operaio in fabbrica, e di più dopo essersi licenziato, lavorava sodo per l’organizzazione, faceva proseliti e si cambiò addirittura il cognome. Basta con l’odioso appellativo ereditato da qualche antico padrone schiavista, largo alla sigla che ogni afroamericano dovrebbe richiedere: X, a significare che ignorava il suo vero nome, quello africano.

Riuscì anche sposarsi. La dolce Betty a fatica riuscì a imbrigliarlo in un appuntamento, da cui X fuggiva per dedicarsi all’attività. Prima del matrimonio lei si occupava dell’educazione sanitaria delle ragazze, nella comunità islamica.

Ebbero una figlia dietro l’altra, mentre la “carriera” di Malcom proseguiva trionfalmente a New York e nelle altre città; il movimento “Nazione dell’Islam”, chiamato anche “Black Muslims”, faceva proseliti.

Come accade spesso in questi casi, le ovazioni nascondono il veleno. Molti acclamano il brillante oratore, altri controllano, altri ancora spiano. E il capo osserva.

In questo caso il capo era Elijah Mohamed, il quale in effetti amava circondarsi di graziose “adepte”, di agi e conforts, e la cosa non andava a genio al suo giovane propagandista. Malcom aveva basato la sua attività su un rigido moralismo e su uno stile di vita austero, che pretendeva di imporre agli altri. L’esempio era uno dei cardini fondamentali del movimento, secondo X. L’associazione si stava rammollendo e presto egli ne forzò la deviazione verso un radicalismo estremo, facendone una setta di personaggi molto convinti: esaltati, secondo alcuni.

Quello che Malcom non capiva o non voleva accettare era che la questione razziale è una nevrosi collettiva, nata dal peccato originale delle deportazioni dall'Africa, ormai così incardinata nella società statunitense, da aver portato ( ma questo dopo la sua morte) a tutta una serie di tabù linguistici, protocolli di facilitazioni verso gli afroamericani e reazioni di chi vede anche in questo una forma di "razzismo alla rovescia", che Freud e Jung insieme non ne verrebbero a capo. Mentre in lui c'era solo rabbia.

Una ragazza bianca, sincera simpatizzante della causa dei neri, un giorno lo avvicinò e gli chiese: “C’ è qualcosa che noi possiamo fare?”. La risposta fu “No, mi dispiace”…

Dopo l’assassinio di Kennedy, Malcom fece un commento sincero, ma pericoloso. Sostenne in pratica che la tragedia era la logica conseguenza del clima di violenza e di prevaricazione su cui la nazione americana era fondata e si erano sviluppati i suoi valori.

Elijah non apprezzò. Betty, nel tentativo di far ragionare il marito, lo fece riflettere su certe distorsioni dell’organizzazione, come il comportamento poco cristallino del “boss”.

Probabilmente lei desiderava solo metterlo in guardia, indurlo alla prudenza e forse ad uscire dall’avventura, per condurre una più tranquilla vita familiare. Il risultato fu un inasprimento dell’ atteggiamento di X verso Elijah, sempre meno nascosto: in pratica si rivoltò contro l’uomo che un tempo venerava per averlo salvato dalla perdizione. I nemici lo accusavano di parlare troppo e agire poco e di avere opinioni mutevoli. 

Non aveva grandi disponibilità economiche; campava con i compensi delle conferenze che veniva chiamato a tenere nelle Università e, a un certo punto, di anticipi sui proventi dell’autobiografia (uscita dopo la morte).

I rapporti tra X e il resto dei movimenti antisegregazionisti erano inesistenti o pessimi. Non c’era verso di indurlo a qualche forma di mediazione. Questo, in sintesi, il suo credo, nei primi anni.

I bianchi americani, in particolare i “wasp” (*4), erano dei veri diavoli. Verso altre etnie, per esempio gli orientali o gli ebrei, mostrava commiserazione e solidarietà, ma anche ostilità: chi più, chi meno, tutti sfruttavano i neri.

Amareggia questa indifferenza alla sorte altrui. La shoah (*5) è ben nota. Gli orientali, per altro verso, non avevano certo avuto vita facile: i cinesi morirono a centinaia per contribuire all’edificazione delle opere nazionali, per esempio nella costruzione delle grandi strade ferrate. Perfino una star come Bruce Lee (6*) , dai tratti orientali, si alienò  la simpatia di molti fans per aver osato sposare una “bianca”, la cui famiglia non aveva gradito le nozze. Niente da fare, la solidarietà non aveva corso. Ognuno per sé.

Malcom aveva la soluzione, per i “suoi”: l’unica via di salvezza era l’Islam ma…lui seguiva il filone che voleva Allah rivelatosi dapprima ai neri e le “razze” chiare una deviazione genetica. Dei bianchi riconosceva l’ingegno, ma deprecava che fosse rivolto principalmente a realizzare il male.

Rispetto all’ortodossia sunnita e, più in generale, al Corano, le sue vedute erano a dir poco eccentriche e un po’ eretiche, da qualunque parte le si voglia esaminare. Farle rientrare in un alveo “ecumenico”, legandole all’Islam ufficiale, era arduo.

Tuttora il movimento dei musulmani americani è visto con diffidenza dagli altri fedeli, anche grazie a personaggi come Louis Farrakhan. Appaiono folkloristici: poco più che un gruppo di simpatizzanti incazzati per il colore della pelle, che cercano rivalsa in una religione nata vicino all’Africa. Altri “yankees” (*7) d'origine anglosassone, che si dicono convertiti, si sono fatti pescare in giro per il mondo a fare stranezze. E per gli altri...

 Tuttavia Malcom fece il pellegrinaggio alla Mecca, trovandovi forse la pace che cercava. Al ritorno ci furono tappe in alcune nazioni africane, premessa a futuri contatti per imbastire un programma comune.

L’esperienza modificò il suo modo di vedere la vita ed egli cambiò atteggiamento. Iniziò a capire che quello della segregazione ( Sudafrica a parte) era un problema del suo paese, visto che in medio oriente le etnie convivevano pacificamente: grande era stato il suo stupore quando aveva conosciuto un pilota egiziano di colore. Questo aspetto, in verità, avrebbe meritato un approfondimento che egli non ebbe il tempo di operare. Dai suoi racconti emerge anche l’incertezza sull’atteggiamento da tenere verso le donne: meglio il segregazionismo saudita o la tolleranza libanese?

Elijah non lo sopportava più, sentendosi messo sotto accusa per la propria condotta disinvolta: con la scusa della poligamia ammessa dal Corano, si concedeva diverse amanti, con lo strascico di figliolanza sparsa.

Le posizioni di Malcom, ora quasi quarantenne, contro gli Stati Uniti, non si addolcivano. Nondimeno, egli si rese conto che non poteva combattere la sua battaglia da solo. Gli servivano alleati tra i bianchi e doveva essere più tollerante verso le altrui debolezze: fondò un suo movimento e i suoi precedenti compagni lo isolarono. La sua abitazione subì un attentato; era comunque di proprietà di Elijah, che lo sfrattò.

Malcom aveva rinnegato il cristianesimo, ma andò in contro alla morte, il 21 febbraio 1965, come un novello Cristo indifeso. In una sala dove aveva preteso che nessuno fosse perquisito, stava per tenere un discorso, quando gli spararono. Lasciò quattro figlie e Betty incinta di due gemelle.

Ci furono arresti, si parlò di mandanti tra i Black Muslims e alcuni di loro furono condannati. Confidatosi con Haley pochi giorni prima, X aveva preconizzato la propria morte violenta, alludendo ad altri personaggi. Si ipotizzò addirittura un complotto dei comunisti cinesi per far scoppiare disordini razziali negli USA e indebolirli…

La vedova di Malcom X morì nel 1997. Per sventatezza o rabbia giovanile, il nipote, un giovane turbolento di nome Malcom, aveva dato fuoco alla casa.

 

(*1) Gospel, musica tradizionale afroamericana, che si affermò negli anni '30. E' derivata da inni religiosi, che possono sfociare in sorta di messe cantate e ballate a ritmo sfrenato, ma ha avuto uno sviluppo anche fuori dall'ambito sacro.

(*2) Ku Klux Klan, movimento razzista e schiavista, contrario all'integrazione degli afroamericani. Gli aderenti compivano razzie e devastazioni nei ghetti, coperti da tuniche e cappucci bianchi.

(*3) whithey, termine slang; sta per "bianchi", in senso dispregiativo

(*4) Whasp: white anglo-saxon protestant, l'americano medio della classe dominante, bianco, anglosassone, protestante

(*5) Shoah: termine in lingua ebraica; sta a denominare il dramma della deportazione nei campi di concentramento nazisti

(*6) Bruce Lee . Attore americano ( 1940 - 1973),originario di Honk Hong, noto per i film in cui faceva sfoggio di abilità nelle arti marziali

(*7) Yankee. Termine utilizzato per indicare inizialmente gli abitanti degli USA del nord, poi gli statunitensi in genere, anche in senso dispregiativo

Autore carmengueyeny
Categoria Cultura e Spettacolo
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