Sedizione, ribellione, appropriazione indebita di fondi pubblici... sono queste le accuse principali di cui la magistratura spagnola accusa l'ex presidente del governo autonomo della Catalogna Carles Puigdemont ed i suoi ex ministri Antoni Comin (Salute), Clara Ponsatí (Istruzione), Lluís Puig (Cultura) e Meritxell Serret (Agricoltura) che si sono rifugiati in Belgio per sfuggire al mandato d'arresto spiccato da un tribunale di Madrid.

I cinque rappresentanti dell'ex governo catalano, o del legittimo governo repubblicano della Catalogna (dipende dai punti di vista), sono in Belgio dal 30 ottobre scorso ed hanno ottenuto la libertà dopo il mandato di arresto internazionale fatto recapitare a Bruxelles dalla giustizia spagnola. Uniche condizioni, la reperibilità, il ritiro dei passaporti e la partecipazione alle udienze relative alla discussione del loro caso che vedrà la giustizia belga decidere sulla possibilità o meno di concedere loro asilo o se invece rispedirli in Spagna.

E proprio per tale motivo, mezz'ora prima delle 14 di venerdì, Puidgemont e gli altri si sono presentati al Palazzo di Giustizia di Bruxelles per conoscere la decisione del giudice in merito alla loro estradizione.

L'udienza è durata circa un'ora, ma non è stata emessa alcuna sentenza. Il giudice si è riservato di rimandare ogni decisione al prossimo 4 dicembre per valutare se i fatti possano prevedere anche un concorso di colpa nell'esecuzione di ciò per cui vengono accusati.

Tutto rimandato, quindi, al primo lunedì di dicembre. Da sottolineare, però, che qualunque sia la decisione che prenderà il giudice riguardo l'estradizione, sia la difesa che l'accusa potranno presentare ricorso per ben due volte. Pertanto, la sentenza definitiva potrà slittare di ulteriori due mesi a partire dalla data del 4 dicembre.