Giovedì, nello Stretto di Hormutz, a circa 40 chilometri dalle coste dell'Iran, due petroliere sono state colpite, probabilmente da mine che hanno causato danni e ferite. In un primo momento si è detto che almeno una delle due navi fosse stata colpita da un siluro. La notizia, però, non è stata confermata e, anzi, successivamente ritenuta poco attendibile in rapporto all'entità dei danni.

Una petroliera è la Fronte Altair, di proprietà norvegese con a bordo un carico di nafta, che dagli Emirati Arabi Uniti aveva iniziato la sua rotta verso Taiwan. La nave ha chiesto soccorso via radio mentre subito dopo l'attacco aveva iniziato a prendere fuoco. Poco dopo anche la petroliera giapponese Kokuka Courageous, che dopo aver caricato metano in Arabia Saudita e Qatar era diretta a Singapore, è stata vittima di un attacco.

Gli equipaggi delle due navi, composti per lo più da marinai georgiani, ucraini, russi e filippini, sono stati soccorsi anche con l'aiuto della Marina militare Usa che ha inviato sul posto propri mezzi navali.

Le navi sono state danneggiate, ma non sono affondate. Alcune delle persone a bordo hanno subito ferite non gravi.

In seguito all'attentato, gli sguardi si sono diretti sull'Iran che ha però negato qualsiasi responsabilità, aggiungendo che sarebbe stato oltretutto illogico attaccare una nave giapponese proprio nelle stesse ore in cui il premier Abe è in visita ufficiale nel Paese.

Va aggiunto anche che al tentativo di Abe di cercare un via di dialogo con gli Usa nell'incontro avuto mercoledì con Khamenei, l'attuale Guida suprema dell'Iran ha poi risposto con una nota pubblicata alcune ore dopo in cui dichiarava di non avere alcun messaggio da inviare a Trump.