Il primo trimestre del 2025 segna un rallentamento sul fronte pensionistico. Secondo l’ultimo Monitoraggio Inps, da gennaio a marzo sono stati liquidati 194.582 nuovi trattamenti, di cui appena 54.094 anticipati (dato ancora provvisorio), con un assegno medio di 2.065 euro. Numeri che confermano una tendenza in corso: accedere prima alla pensione sta diventando sempre più difficile.

La stretta potrebbe peggiorare nei prossimi mesi. Sul tavolo del governo ci sono diversi scenari di riforma che, se approvati, cambierebbero ulteriormente le regole del gioco. In particolare, si parla dell’eliminazione di Quota 103 e dello stop definitivo a Opzione Donna, due misure che in questi anni hanno rappresentato un’ancora di salvezza per chi cercava un’uscita anticipata. Entrambe però hanno subito già numerose limitazioni, rendendo sempre più esigui i beneficiari.

A rendere ancora più complicato il quadro c’è l’attesa per il verdetto ufficiale dell’Istat sull’aspettativa di vita, che arriverà entro luglio. Questo dato è cruciale, perché serve per aggiornare automaticamente l’età pensionabile. Le stime preliminari parlano di un incremento di tre mesi a partire dal 2027. Lo ha confermato anche Francesco Maria Chelli, presidente dell’Istat, durante il recente Forum PA.

Se le previsioni verranno confermate e il Parlamento non interverrà per bloccare l’aumento, l’età per la pensione di vecchiaia salirà da 67 a 67 anni e 3 mesi. Anche l’anticipo pensionistico sarà ritoccato: 43 anni e 1 mese di contributi per gli uomini, 42 e 1 mese per le donne (oggi sono rispettivamente 42 anni e 10 mesi, e 41 e 10 mesi).

Il nodo politico è proprio qui: il Parlamento potrebbe decidere di congelare questi aumenti, come già avvenuto in passato, ma non è chiaro se il blocco riguarderà solo le pensioni di vecchiaia o anche quelle anticipate.

Secondo i dati pubblicati dall’Istat il 31 marzo scorso, la speranza di vita a 65 anni è salita a 21,2 anni nel 2024, il dato più alto dal 2019. Il calcolo dell’adeguamento tiene conto del confronto tra il biennio 2021-2022 e il biennio 2023-2024: l’aumento complessivo sarebbe di 7 mesi, ma vanno sottratti i 4 mesi di riduzione legati alla pandemia. Risultato: un incremento netto di 3 mesi a partire dal 2027.

Il futuro delle pensioni italiane si gioca ora su pochi mesi di discussione politica. Ma una cosa è chiara: per chi sogna l’uscita anticipata, la strada è sempre più stretta.