Il messaggio di fine d'anno, il capo di Stato spagnolo - il re Filippo VI - lo pronuncia alla vigilia di Natale. È così è stato anche questa volta. E la questione catalana è stato l'argomento principale su cui si è concentrato tale messaggio, definendo il momento attuale come difficile e che può essere risolto con un forte impegno da parte di tutti.

In primo luogo, il re ha chiesto ai nuovi rappresentanti del Parlamento catalano di affrontare i problemi che riguardano tutti i residenti in Catalogna nel rispetto della pluralità, appellandosi alla necessità di recuperare la convivenza nel Paese, nell'ambito del quadro costituzionale.

Nel suo discorso, Filippo VI, anche stavolta ha voluto sottolineare l'imprescindibilità del rispetto dei principi e dei valori che regolano lo stato di diritto come elemento essenziale per garantire libertà, uguaglianza, giustizia e pluralismo politico. Però, rispetto al discorso da lui pronunciato lo scorso 3 ottobre, i toni non sono stati quelli di un ultimatum.

Il re ha auspicato che le elezioni catalane siano l'inizio di un percorso che possa riportare nella regione serenità, stabilità e rispetto reciproco, ammonendo che lo scontro e l'esclusione generano solo discordia, incertezza, scoraggiamento, oltre all'impoverimento morale, civico ed economico dell'intera società.

Per Filippo è necessario riaffermare i valori che hanno sempre caratterizzato la Catalogna, "la sua leadership, il suo spirito creativo e la sua vocazione all'apertura, la sua disponibilità al compromesso ed il suo senso di responsabilità", come prevenzione alla radicalizzazione delle scelte politiche.

Come già accennato in precedenza, le parole pronunciate stavolta dal re si addicono di più ad un capo di Stato che voglia rappresentare l'intera nazione, senza escludere nessuno. Ma oltre alle parole ci sono anche i fatti e questi si concretizzeranno a metà del prossimo mese, quando il Parlamento catalano si dovrà riunire ed alcuni dei membri eletti potrebbero ancora essere in prigione, nell'incapacità di esprimere il proprio diritto di voto e di rappresentanza.

Il re e il premier spagnolo Rajoy pensano di poter tirare in ballo la democrazia scaricando poi sulla sola magistratura la responsabilità di consentire o meno al nuovo Parlamento catalano di svolgere pienamente le proprie funzioni nel rispetto della volontà espressa dal popolo?

Nel testo del re Filippo VI questo particolare, non certo di poco conto, non è stato neppure accennato, lasciando prevedere che quanto sembrano "apparecchiare" sia lui che Rajoy, non sia certo un tavolo dove la democrazia è la portata principale... e forse neppure il contorno.