di Marco Tordiglione  Siamo giunti quasi al termine dell'anno 2020 che a seguito della diffusione del Covid-19 in tutto il mondo, e delle conseguenze che stiamo vivendo, rappresenta un cambiamento del nostro vivere e della nostra quotidianità.

Si tratta di uno "tsunami" che ha investito tutti quanti, dal singolo individuo sino agli Stati, che ha costretto i Governi ad adottare provvedimenti e misure con modalità esasperate e "ballerine", nell'intento arduo di normare e disciplinare aspetti delicati nel campo economico, sociale, sanitario, etc., ma anche più semplicemente per prevenire e contrastare la diffusione del virus, i contagi che sembrano alimentarsi del nostro istinto naturale di stare vicini e non isolati.

L'uomo è stato colpito nella sua dimensione sociale, nella sua libertà di muoversi ed esprimersi in un mondo caratterizzato da una "globalità" che è ormai parte inscindibile e strutturale, il motore della società.

Purtroppo gli strumenti che abbiamo a disposizione e le azioni sanitarie da parte delle autorità competenti in materia, senza fare riferimento ad aspetti scientifici e tecnici che non è possibile approfondire in tale sede, dimostrano chiaramente come attualmente la prevenzione, la distanza, e le misure ormai note a tutti, rappresentano l'arma migliore sia per contenere ed arginare i contagi, sia per i soggetti colpiti e costretti ad un isolamento domiciliare. Senza trascurare coloro che invece necessitano di cure e trattamenti sanitari ad hoc, nella speranza di evitare conseguenze gravi.

Gli effetti della pandemia, inoltre, non si fermano soltanto al campo medico, sanitario e scientifico, ma sviluppano una sinergia mediante i numerosi interventi pubblici finalizzati a statuire prescrizioni, norme, provvedimenti destinati ai cittadini e che contengono precetti e sanzioni per imporre l'osservanza delle misure adottate a livello nazionale, regionale e locale in materia di COVID-19.

Ne deriva un quadro normativo complesso ed articolato, in quanto la portata globale del fenomeno interessa tutti i settori economici e sociali ove l'uomo realizza la propria personalità, non solo come singolo ma anche nell'ambito delle formazioni sociali ove lavora, vive, etc.

Questo virus rappresenta ormai la condizione e la presa d'atto della necessità di assicurare una protezione dell'uomo mediante strumenti di tutela previsti in ambito internazionale, europeo sino alle realtà più piccole. 

L'interesse al bene della salute, intesa nella sua dimensione collettiva ed individuale, esprime la criticità odierna di bilanciare aspetti spesso contrastanti: infatti, ciò che oggi sembra porsi come ostacolo alla nostra libertà, come quella della circolazione di cui la nostra Costituzione (art. 16) ne riconosce una portata fondamentale, è la tutela della salute nell'ambito della c.d. sfera sociale.

Occorre partire da un dato ormai acquisito nell'esperienza recente di tutti, ovvero che questo virus per poter essere frenato ci costringe ad osservare e rispettare, in un modo o nell'altro, regole, ordini, misure preventive e limitazioni; restrizioni che ci impongo di evitare contatti, assembramenti, spostamenti non necessari, di utilizzare dispositivi quali mascherine, igienizzanti, protezioni di vario genere, purché efficaci e conformi alle prescrizioni mediche in uso.

La salute, come richiamata nell'art. 32 della Costituzione, rappresenta non solo un diritto primario dell'individuo ma anche un interesse preminente della collettività, che predispone a questo scopo adeguate strutture per la sua protezione. I conseguenti trattamenti sanitari devono rispettare l'integrità fisica del malato e vanno applicati nel rispetto della dignità e della riservatezza.

Non assumono rilevanza soltanto diritti nella sfera individuale, ma anche doveri di solidarietà da parte di ciascuno di noi (anche nel caso di trattamenti sanitari obbligatori previsti dalla legge, nel caso in cui ciò sia funzionale all'interesse della collettività).

Fatte queste premesse può assumere significato l'accezione che di fronte al fenomeno del COVID-19 il nostro ordinamento deve riconoscere pari dignità sociale di tutti i cittadini. 

Tra i numerosi aspetti pratici che caratterizzano la quotidianità, sono preoccupanti le conseguenze e le ripercussioni a livello economico, nel mercato del lavoro con la perdita di occupazioni o la cessazione di attività produttive, ma anche culturale, civile, etc.

In particolar modo, se riflettiamo sulla condizione in cui vengono a trovarsi i soggetti affetti dal virus e per i quali sono stati disposti provvedimenti di "isolamento domiciliare", non solo per loro ma anche per familiari e conviventi, ci troviamo di fronte a realtà che meritano una tutela efficace.

Proprio il numero dei contagi che viene quotidianamente monitorato e registrato, nelle varie Regioni e comunità locali, richiede di trattare le persone che presentano sintomi o sono affetti dal virus con cure adeguate. Chi ha contratto il virus, considerato che l'isolamento domiciliare è necessario per tutto il periodo occorrente al fine di verificare la guarigione e l'assenza di pericoli per la salute di tutti, non è "autore di un illecito", non ha un "marchio" che lo isola dagli altri. Attenzione, rispetto alla mentalità comune o alla convinzione più elementare di tutti i noi, il "malato" non è qualcuno da evitare ma un soggetto che necessita di rispetto.

Ciò rappresenta l'espressione di un rispetto fondamentale che può essere anche implicito, consistente nell'atteggiamento atto ad astenersi da comportamenti, apprezzamenti, valutazioni che possono comportare un pregiudizio o turbare la condizione del malato.

Occorre, inoltre, riflettere sull'esigenza che nei casi di isolamento domiciliare del malato affetto da COVID-19, la salute deve essere tutelata in tutti i suoi aspetti, anche quella del semplice riposo che rappresenta la condizione di base per tutti gli individui, senza distinzione di sesso, età, et. Pertanto, da un punto di vista strettamente pratico si pensi a quei soggetti che vivono in strutture residenziali multiple, condomini, unità plurifamiliari, ove si pone l'esigenza di osservare regole di convivenza civile.

Nella vita di tutti i giorni i rapporti di vicinato non sono semplici, ed anzi è divenuto ormai un dato comune che spesso i rumori, gli scuotimenti ed i comportamenti dei vicini possono realizzare un turbamento al riposo ed alle proprie necessità. Eppure, al tempo del Covid-19 i vicini rumorosi sono, e ciò è ancora più evidente, un problema soprattutto in quei casi ove la situazione è intollerabile e sono superati limiti ed aspetti che la normativa tenta di disciplinare. Le mura domestiche fungono da divisorio tra un appartamento e l’altro, ma ci sono quelle pareti “in comune” che non sempre sono sufficienti a isolare rumori molesti.

Quanto sopra riportato si presta ad una valutazione ed un apprezzamento dettato dal buon senso, e cioè che è giunto il momento di riconoscere che il rispetto ed una convivenza civile ci impone di considerare situazioni a maggior rischio, considerando che l'isolamento è uno strumento di protezione ma che ci costringe a dover vivere più tempo all'interno delle mura domestiche.

Per i soggetti costretti, loro malgrado, a sottoporsi a misure restrittive e che vivono in realtà abitative numerose, il vicino che turbi oggettivamente con rumori o altro la quiete ed il riposo del malato viola un dovere di solidarietà sociale e, purtroppo, specie se intenzionale, rappresenta un vero e proprio illecito.

Non si tratta di argomentare il piano della tutela giudiziale e non da attivare, di richiamare l'attenzione del vicino rumoroso, perché tali situazioni quando si verificano dimostrano che un danno c'è stato oppure è in corso e trovare una soluzione non è semplice.

La convinzione e l'egoismo che purtroppo alcuni e, spesso, molti sono dotati si scontra con il comune buon senso, con delle regole sociali la cui inosservanza è il sintomo di una povertà culturale che in questa società, affetta da un male ed un virus che può colpire chiunque, non può far altro che aggravare chi ha bisogno.

Per esperienza ho osservato casi e situazioni in cui i vicini assumevano atteggiamenti, comportamenti rumorosi ed intollerabili in grado di poter provocare un fastidio ed un danno al riposo del vicino, isolato all'interno della propria abitazione, in mura domestiche che sembrano toglierti il fiato. Che si tratti di un condominio, rispetto al quale è possibile attivare strumenti di tutela più diretti, o abitazioni bi o pluri-familiari, turbare il riposo notturno, e quindi ancora più grave, in fasce orarie dove non è consentito intraprendere attività o comportamenti molesti, assume la connotazione di un vero e proprio "illecito". 

Nel caso in cui il vicino/vittima sia stato sottoposto ad una misura e/o provvedimento di isolamento domiciliare, perché affetto da Covid-19, il reiterarsi di turbamenti e rumori molesti realizza una fattispecie che contrasta con le finalità di tutela della salute e la guarigione del malato, quindi un interesse non solo del singolo individuo ma anche pubblico.

Per tali motivi, al tempo del Covid-19, nei casi di vicini rumorosi e molesti, quando si generano delle immissioni acustiche o rumori intollerabili per le loro modalità ed orari, si realizza una una condotta che la legge già definisce «mediante schiamazzi o rumori, ovvero abusando di strumenti sonori o di segnalazioni acustiche ovvero suscitando o non impedendo strepiti di animali, disturba le occupazioni o il riposo delle persone, ovvero gli spettacoli, i ritrovi o i trattenimenti pubblici», ma occorre considerare la particolare e delicata situazione dei cittadini sottoposti a misure di isolamento, nei confronti dei quali il riposo e le finalità di guarigione rappresentano un bene fondamentale.

Il vicino "malato" che si lamenti giustamente di tali atti necessita di una tutela adeguata e della possibilità di far intervenire le autorità preposte alla sicurezza ed all'ordine, anche se la molestia non assume i profili e la rilevanza del disturbo della quiete pubblica. Infatti non è possibile attendere o imporre l'onere al malato di attivare gli strumenti di tutela civilistica, con i costi ed i tempi di una azione giudiziale.

Tra i doveri di solidarietà sociale dei nostri giorni non dimentichiamo, pertanto, il rispetto di noi stessi e degli altri.