Cultura e Spettacolo

Leggere Dante con i commenti antichi

I commenti antichi (che in passato qualcuno desiderava abbandonati alla polvere degli archivi, con il loro ruvido latino scolastico e i loro gratuiti sofismi, e che sono invece oggi risorti oltreoceano grazie al Dartmouth Dante Project) sono invero (in particolare quello di Benvenuto Rambaldi) di grande importanza per comprendere l'opera di Dante. 

Benvenuto fu il commentatore antico di Dante per antonomasia. Il suo Comentum super Dantis Aligherii comoediam, è stato considerato da Charles Eliot Norton (appassionato esteta allievo di John Ruskin e forse ispiratore degli interessi danteschi del suo remoto più celebre discendente) superiore agli altri commenti delle origini.

I commenti antichi permettono di comprendere l'opera di Dante in modo più autentico, fornendo una prospettiva più vicina all'epoca e allo spirito da cui il poema stesso germinò e aiutando, così, a comprendere meglio il significato dei passaggi oscuri e delle allusioni che altrimenti potrebbero sfuggire ad uno sguardo odierno.

Benvenuto Rambaldi (che conobbe personalmente un altro grande araldo della memoria dantesca come Boccaccio) redasse il proprio commento nel latinus grossus, corposamente realistico e molto vicino al parlato, che era tipico sia dell'insegnamento universitario che della predicazione religiosa (e che, per vie non ancora ben chiarite, potrebbe prefigurare il brioso e vivido realismo, studiatamente popolano, del Folengo).  

Anche i commenti di Boccaccio, Guido da Pisa e Cristoforo Landino sono importanti per comprendere l'opera di Dante.
Il commento di Boccaccio (uno dei primi), noto come Esposizioni sopra la Commedia di Dante, tocca sia gli aspetti letterari che quelli biografici, pur preferendo a volte l'aneddotica alla ricostruzione rigorosa. 

Quello di Guido da Pisa, le Expositiones et glose super Comediam Dantis, si concentra sulla spiegazione del testo e sullo scioglimento dei suoi enigmi. 
Guido da Pisa legge il viaggio dantesco come visio per somnium, vedendo la sua poesia come una forma di teologia e giustificandone a volte il tratto eterodosso con le esigenze dell'invenzione poetica. 

Cristoforo Landino, nel Comento sopra la Comedia di Dante Alighieri, si concentra 'interpretazione allegorica del testo e sulla sua possibile relazione con la filosofia neoplatonica (con il "furor poeticus" teorizzato, nello stesso contesto culturale fiorentino, dal Ficino).

Già i commenti antichi (pur nella loro concretezza a volte greve e nelle loro rigidità esegetiche) già profilano dunque la molteplicità di interpretazioni di un testo che - Classico per antonomasia - "non ha mai finito di dire quello che ha da dire". 

Autore Matteo Veronesi
Categoria Cultura e Spettacolo
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