Sebbene nel 2023 il Mezzogiorno sia destinato a rimanere la ripartizione geografica che in Italia registrerà l'aumento del Pil più contenuto (+ 1 per cento circa rispetto al +1,1 nel Centro e al +1,2 per cento circa nel Nord), lo stesso, comunque, supererà quello della Francia (+0,8 per cento) e, in particolar modo, della Germania (-0,3 per cento) che ormai è in piena recessione tecnica. Se calcoliamo la media semplice del tasso di crescita di Parigi e Berlino, il risultato si attesta al +0,25 per cento; ciò implica che anche il nostro Sud crescerà quattro volte più di Francia e Germania messe assieme. Ancorchè questo confronto sia un semplice caso di scuola, possiamo comunque affermare con soddisfazione che ci troviamo di fronte alla rivincita degli “ultimi”.
Così la Cgia di Mestre introduceva il 19 agosto una propria analisi relativa alla crescita del sud, indicata come 4 volte maggiore di quella di Francia e Germania messe assieme.
La propaganda (post) fascista avvertita del rapporto, il 21 agosto annunciava la notizia urbi et orbi come ennesimo "capolavoro" dell'anno I dell'era Meloni.
Il trionfo di Giorgia Meloni, l'ennesimo, è stato definito nel tweet sopra riprodotto come "dato storico che mette a tacere i soliti gufi".
Per la Cgia la crescita del Pil al sud sarà più elevata di quella registrata in Francia (+0,8 per cento) e in Germania (-0,3%), nonché della media aritmetica dei due tassi di crescita (cioè della somma del loro valore divisa per due). Secondo la Cgia, la crescita del Sud Italia è frutto di tre fattori: gli aiuti messi in atto dal secondo governo Conte, dal governo Draghi e da quello guidato da Meloni per fronteggiare prima la pandemia e poi la crisi energetica, per un valore di 270 miliardi di euro; l'aumento dei consumi e la ripresa economica generata da questi aiuti; e, infine, la crescita degli investimenti soprattutto nel settore costruzione, attribuibile sia al Superbonus sia al Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr).
Il tasso di crescita consiste nella differenza tra un valore attuale e un valore precedente.
Nel suo post, Fratelli d'Italia ha però frainteso quanto riportato nella nota della Cgia, confondendo due concetti differenti: il valore del Pil e il suo tasso di crescita. Quando misuriamo una grandezza che varia nel tempo, possiamo studiarne infatti il valore puntuale, ossia quello che assume durante i singoli anni, oppure di quanto è variato in un tempo prestabilito. In quest'ultimo caso si parla per l'appunto di tasso di crescita. Il tasso di crescita consiste nella differenza tra il valore della grandezza al tempo presente e il valore, per esempio, rispetto all'anno precedente.
Immaginiamo di avere due Paesi, il Paese X e il Paese Y. Durante un determinato anno il primo possiede 100 monete, mentre il secondo ne possiede 10, mentre l'anno dopo il primo ne ha 105 e il secondo ne possiede 20. Il tasso di crescita delle monete del Paese X, essendo passato da 100 a 105, è del 5 per cento, mentre il tasso di crescita del Paese Y è del 100 per cento, dato che nel secondo caso il valore è raddoppiato. Questo, però, non vuol dire che il Paese Y ha più monete rispetto al Paese X.
Pertanto, è errato considerare maggiore il Pil di una determinata zona solo perché il tasso di crescita in un determinato anno è maggiore rispetto a un'altra ed è pertanto una castroneria affermare che il Pil del Mezzogiorno supererà quello di Francia e Germania solo perché quest'anno (forse) registrerà un aumento maggiore.
Informati della cantonata, gli entusiasti propagandisti dei trionfi meloniani sono corsi ai ripari, cancellando quanto avevano pubblicato, che però, ahi loro, non è passato inosservato.