L'Italia, come suole ripetere un giovane o presunto tale che occupa la carica di presidente del Consiglio è un grande paese.  Al Senato del grande paese si è iniziato a discutere di una legge che dovebbe depenalizzare l'uso della cannabis. A contrastatre il percorso della legge, oltre ai numerosi emendamenti presentati, ad esempio, da senatori del calibro di Giovanardi, vi è anche il periodo estivo con la chiusura di un mese e la ripresa dei lavori a settembre. Una pratica curiosa, considerando che il giovane presidente del Consiglio si è più volte vantato di aver costretto la magistratura a lavorare anche ad Agosto...  ma non ci è dato di capire le logiche alte di tali personaggi.

Nonostante che la legge sia incardinata, quasi sicuramente non vedrà mai la luce, almeno in questa legislatura. E allora chi avesse bisogno di curarsi con la cannabis come dovrebbe fare? Ricordiamo, infatti, che dell'uso della cannabis e dei suoi derivati ne è dimostrata scientificamente l'efficacia per alcune malattie.

Semplicemente deve rivolgersi al servizio sanitario pubblico. Infatti, molte regioni italiane prevedono l'uso dei cannabinoidi come medicinali ed hanno licenziato dei provvedimenti perché il costo sia a carico del servizio sanitario regionale, come avviene per tutti gli altri farmaci.

Tra queste regioni vi è anche l'Abruzzo che ha varato tale legge, tra l'altro tra le più avanzate in Italia, nel 2014, stanziando a supporto un fondo annuale di 50 mila euro. Purtroppo, però, lo sfortunatissimo presidente della Regione Abruzzo Luciano D'Alfonso, periodicamente tirato in ballo in vicende giudiziarie di corruzione e periodicamente assolto per non aver commesso il fatto, e la sua giunta non hanno  ancora trovato il tempo e il modo per far sì che la legge di cui sopra sia applicata in concreto.

E a causa di ciò, Fabrizio Pellegrini è in carcere. Perché? Perché nonostante gli sia concesso di curarsi tramite cannabis o suoi derivati dovrebbe spendere 500 euro al mese per acquistarli, poiché non sono farmaci che vengono rimborsati dalla regione. Fabrizio Pellegrini soffre di fibromialgia, "malattia caratterizzata da intenso dolore muscolare cronico, associato a rigidità, astenia, insonnia e calo dei livelli di serotonina" (wikipedia), non curabile con i classici antidolorifici che, nel caso, non servono proprio a niente.


Quindi, Fabrizio Pellegrini ha deciso di coltivare in proprio la cannabis, naturalmente per il solo uso personale, e per tale motivo è rinchiuso in carcere a Chieti, da più di un mese. Inutile dire che le sue condizioni sono peggiorate e che non viene curato come dovrebbe.

«A sostegno di Fabrizio Pellegrini» come riportato sul sito del Partito Radicale e sul sito legalizziamo.it «in questi giorni Andrea Trisciuoglio, segretario dell'associazione LaPiantiAmo, malato di sclerosi multipla, ha cominciato un'iniziativa nonviolenta di sospensione della propria terapia a base di cannabinoidi per chiedere la scarcerazione di Fabrizio, iniziativa a cui in questi giorni hanno aderito e continuano ad aderire con una staffetta di sciopero della fame numerosi militanti e dirigenti radicali».

L'iniziativa «un digiunatore al giorno» proseguirà fino a quando il Ministro della Giustizia Andrea Orlando e o il Ministro della Salute Beatrice Lorenzin non interverranno per acquisire una perizia medico-legale volta ad accertare l'incompatibilità di Fabrizio Pellegrini con la reclusione, così come prevede il nostro codice penale.

Per chi volesse aderire all'appello e al digiuno a staffetta, sarà sufficiente inviare i propri dati all'indirizzo email [email protected], specificando l'oggetto "Appello una firma e un digiuno per Fabrizio Pellegrini".