Cultura e Spettacolo

Jim Morrison e gli altri (prima parte)

James Douglas Morrison  nacque in Florida nel 1943, primo di tre figli.

Trascorse l’infanzia nelle residenze per famiglie di militari, con abitudini conformi a quelle di molti bambini e ragazzi di quell’ambiente, accudito dalla mamma che forse lo vedeva a seguire le orme paterne, sempre più bello man mano che cresceva.

Verso i quattordici anni cominciò a dare segni di inquietudine, circostanza comune a molti coetanei, in verità.

Presto però fu chiaro che il ragazzo stava deviando clamorosamente dai canoni familiari e covava una sorda avversione per l'autorità, soprattutto quella incarnata dal padre e canonizzata in divisa.

La gioventù californiana era in prima fila nell’assorbire i mutamenti; scuole e università, in particolare la UCLA (*1), frequentata saltuariamente da Jim, erano fucine di rivoluzioni culturali basate sulla letteratura della “Beat generation” (*2) e sull’uso degli acidi. Imperversava il libero amore, propagandato dalle comunità hippy. Gli Stati Uniti stavano perdendo l’immagine burrosa trasmessa dai film di Doris Day e dalle canzoncine di Pat Boone e  Bobby Darin: in parte era una scelta, ma qualcosa sfuggì di mano.

Si scoprivano i veli sulla società americana, tutt’altro che esemplare. Nel 1969 la bellissima attrice Sharon Tate, moglie del regista Roman Polanski, e prossima a partorire, fu praticamente trucidata insieme ai suoi amici, da un gruppo di balordi tossicodipendenti, paragonabili alle nostrane "bestie di satana".


Il dio denaro è adorato ovunque  e se una major (*3), in campo cinematografico o musicale, intuisce l’occasione , si mette in moto l’affare. I protagonisti sanno questo e stanno al gioco. La convenienza è palese. Qualunque marachella viene perdonata e coperta, purché la macchina da soldi funzioni senza incepparsi.

Jim non nasce esattamente come un genio musicale, anzi non sapeva suonare e di musica non capiva nulla, almeno agli inizi.

Quando la band si formò, i quattro componenti erano così disperati che si ridussero a suonare ai matrimoni; Jim si vergognava a morte e si metteva di spalle agli invitati, fingendo di suonare un’armonica a bocca.

Il cervello del gruppo era l’amico Ray Manzarek, compositore e tastierista; i più giovani Robby Krieger e John Densmore, reclutati, obbedivano: stralunati all’inizio, troppo felici di esserci quando si videro i primi guadagni. 

Jim si rivelò abile nella composizione dei testi e nell’interpretazione dei motivi, che perfezionò nel tempo. Scrisse anche poesie, prima incomprese, poi pubblicate con successo. Aveva una cultura pasticciata, in cui si mescolavano  i "poeti maledetti" alla Beaudelaire, l’oriente degli sciamani, la psicanalisi, l’esoterismo messicano.

Fu il fratello minore a comunicare agli attoniti genitori che Jim era divenuto il cantante dei Doors e le sue canzoni parlavano di incesto, sesso e sballi.

Morrison ruppe ufficialmente con la famiglia. Quando, in un'occasione, un assistente gli comunicò che la madre e il fratello lo stavano aspettando per salutarlo, fece dire che  non desiderava incontrarli.

Le esibizioni della band divennero presto famose per gli eccessi del cantante, non sempre gradite dai compagni.

All’inizio i ragazzi si affermarono nei locali di Los Angeles,  in particolare nel “Whiskey a gogo”; ai concerti seguivano feste balorde. In un’occasione Jim spaccò una bottiglia in testa a Janis Joplin, affine per disordini comportamentali.

I Doors tentarono tours in Europa, resi comunque precari e talvolta interrotti dai malori di Jim.

Era l’epoca del Vietnam: dichiaratisi omosessuali, Ray e Jim scansarono l’arruolamento.

Il capitolo sentimentale presenta qualche difficoltà di esposizione. Trattandosi di un bel figliolo, uso a esibirsi con aderenti e osceni calzoni di pelle e magari a torso nudo, Jim non aveva difficoltà a fare sesso con chiunque e dovunque: gli vennero attribuite diverse paternità.

In realtà aveva una specie di compagna fissa, che secondo alcuni a un certo punto sposò: Pamela Courson.

Graziosa, di famiglia borghese,  a Jim piaceva perché “gli ricordava la madre”: fu l’unica occasione, che si sappia, di un tenero accenno alla propria famiglia. Va da sé che la ragazzina si faceva.

I due erano più o meno una coppia ufficiale, finché lui non “sposò”  anche tale Patricia, con una bizzarra cerimonia esoterica denominata “Wicca”,  che prevedeva il travaso di sangue dai rispettivi polsi. Pare che Pamela ne fosse gelosissima. Dovettero verificarsi anche delle scenate. Si racconta che, in un’occasione, le due chiesero un chiarimento al comune“marito” e Jim le picchiò di santa ragione. Pamela prese  anche a calci una "groupie" (*4) beccata a fare sesso con Jim.

D’altronde anche  Pamela era molto chiacchierata, per la sua condotta: strane coppie, dove, a un sistema di vita a dir poco trasgressivo, si affiancano sentimenti tradizionali e ingovernabili ( oppure, o anche, il timore di perdere un partner che finanzia generosamente i vizi). In materia di droga, Jim criticava l'abuso di eroina della compagna, ma non disdegnava di imitarla.

Al lavoro musicale si alternavano vacanze in giro per il mondo con il gruppo, per esempio in Marocco; ma, mentre gli altri tre si rilassavano in mare, Jim ruminava pensieri tutto il tempo, ombroso e scostante (crisi d'astinenza? "roba" diversa?). La nazione africana era molto amata da rocker e sballati di lusso inglesi e americani dell'epoca, e Jim vi tornò in seguito con Pamela.

Peraltro, il suo atteggiamento non migliorava. Va bene provocare un po’ l’eccitazione del pubblico con mosse osé, ma il giovanotto esagerava. Insultava i poliziotti in servizio;  si fingeva in preda a una crisi d’astinenza; simulava sesso orale con i compagni; si toccava mentre i lanci di mutandine fioccavano sul palco; in aereo metteva le mani addosso alle hostess. Fu processato più volte. In preda ai suoi deliri da stupefacenti, un giorno diede un passaggio in macchina a un amico e gli impedì di scendere per quattro ore, guidando a rotta di collo.

I pezzi dei Doors non si dimenticano. “Light my fire” è stata ripresa in più versioni. “L.A. Woman” è un vivido manifesto sulla vita delle giovani sbandate in cerca di fortuna a Hollywood. “Roadhouse Blues” è un’ apoteosi della musica made in USA, solo per fare qualche esempio. L'interpretazione migliorava con l’esperienza e la voce di Jim era magica, finché non iniziò precocemente ad abbandonarlo per gli eccessi..

All’inizio del decennio ’70 il cantante appariva ingrassato, bolso, con una fluente barba. Ancora molto giovane, era carico di successi e di problemi: il manifesto del “tossico” irrecuperabile, che parla strascicando le parole e ha sempre gli occhi semichiusi,  imitato da molta gioventù. Si fa fatica a credere che fino a quel momento fosse riuscito a lavorare e produrre opere di qualità. Probabilmente colleghi e collaboratori avevano fatto fronte  comune per spremere la sua creatività e sostenerlo finché possibile, ma anche questi sforzi venivano vissuti malamente dal cantante, sviluppando contraddizioni.

Pur godendo dei vantaggi offerti dallo show business,  detestava la manipolazione commerciale, le stupidaggini di immagine da concedere ai media - concertini prefabbricati, fotografie con l'espressione "maledetta" ma sexy ecc.- così riducendosi a divenire parodia di uno snob che disprezza, ma compra. Forse si odiava per queste contraddizioni.

La salute declinava. Stando agli amici, tentò un recupero. Si diede alla ginnastica e provò a rimettersi in forma.

Senza dubbio rimase scosso, nel 1970, dalle morti  per overdose dei suoi colleghi che avevano dominato la scena  negli ultimi anni, insieme a lui: Jimi Hendricks a Londra a settembre, Janis Joplin a Los Angeles in ottobre, 27 anni entrambi. 

Continua...

Autore carmengueyeny
Categoria Cultura e Spettacolo
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