In vacanza in Italia la prossima estate? Non credo proprio...
Il presidente del Consiglio, come peraltro il resto dei rappresentanti del mondo politico, lo va ripetendo da giorni: questa estate potremo andare in vacanza, ma dovremo rimanere in Italia. Un mantra che, oltretutto, serve a fare da argine alle proteste di molti imprenditori che operano nel settore dell'ospitalità e che scalpitano per riaprire le attività.
In tal modo, si cerca di far loro intendere che i disagi finora subiti a causa della chiusura forzata saranno ricompensati in futuro con l'afflusso di maggiore clientela: gli stranieri che non verranno in Italia saranno sostituiti dagli italiani che non potranno andare all'estero.
Ma il turismo autarchico potrà risolvere i problemi generati dall'emergenza Covid?
Dato che i conti si potranno fare a fine stagione, adesso ci possiamo limitare a fare delle ipotesi, partendo comunque da dati certi o abbastanza certi come le linee guida pubblicate da Inail e Iss, rese note quest'oggi, su come organizzare l'accesso alle spiagge e ai ristoranti in tempo di Covid.
Quali sono i consigli per trascorrere la giornata in un bagno? Prenotare l'arrivo per evitare code, pagare con sistemi contact less, indossare la mascherina finché non si arriva all'ombrellone, distanziamento sociale, ecc. Per chi gestisce il bagno, naturalmente, le precauzioni da prendere sono ben maggiori, partendo dalla distanza minima consigliata tra le file degli ombrelloni, pari a cinque metri, e quella tra gli ombrelloni della stessa fila, pari a quattro metri e mezzo. A questo si deve aggiungere la disinfezione delle attrezzature a fine giornata, le frequenti sanificazioni, le modalità di accesso ai servizi, la realizzazione di corridoi per l'accesso al mare e al bagnasciuga, le regole per i dipendenti...
Come si può capire, andare in uno stabilimento balneare non sarà semplice per il turista, come non sarà semplice per il gestore effettuarne l'accoglienza. E come è facile intuire, tutto questo "ambaradan" non sarà certo a costo zero. Se i prezzi erano già cari la scorsa estate... figuriamoci come lo saranno nel 2020. E con la crisi economica come la mettiamo?
Una soluzione c'è: andare sulla spiaggia libera. A prima vista uno potrebbe pensare di aver aggirato il problema, ma non è così, perché anche l'accesso alle spiagge libere sarà regolamentato, come anche gli spazi per sostare che, si ipotizza, potrebbero essere circoscritti con del nastro... proprio come se fossero il luogo di un misfatto!
E per i ristoranti come la mettiamo? Anche lì le cose non sembrano andar meglio, con spazi minimi di quattro metri quadrati per i clienti, oltre ai problemi relativi all'aerazione dei locali e a regole da seguire per il servizio ai tavoli.
Pertanto, anche in questo caso, chi volesse mangiar fuori dovrà mettere in conto che i prezzi per un piatto saranno molto più cari di prima.
È vero... a nessuno piace star chiuso in casa, ma c'è da considerare anche che andare in vacanza deve essere uno svago, un momento di rilassamento, di piacere...
Ma come è possibile che uno si possa svagare quando gli viene misurata la febbre ogni volta che entra in un locale, quando viene obbligato ad igienizzarsi le mani, pur indossando dei guanti, dovendo fare attenzione a non toccarsi naso, bocca e occhi, nonostante sia tenuto ad indossare obbligatoriamente una mascherina chirurgica.
In condizioni simili, è probabile che uno finirà per pagare il doppio di quello che avrebbe pagato normalmente un anno fa per la "tortura" di andare qualche giorno al mare, in montagna o in una città d'arte con il chiodo fisso di rimaner contagiato da un qualche sconosciuto?
Spero di sbagliarmi, ma secondo me molta gente passerà l'estate in salotto, facendo molte passeggiate nei parchi o in campagna, in base al luogo di residenza. Chi abita in una località di mare sarà sicuramente più fortunato di altri.