Nel mondo, oltre un miliardo di persone convive con l’obesità, una condizione che in Italia colpisce il 10% degli adulti (circa 4,1 milioni di cittadini). Questo grave eccesso ponderale è associato a 12 tipi di tumore, eppure la prevenzione attraverso stili di vita sani rimane un tema trascurato dal sistema sanitario. Solo il 43% degli italiani in sovrappeso riceve consigli medici per perdere peso, mentre meno della metà dei fumatori (48%) viene esortata a smettere. Ancora più bassa l’attenzione verso sedentari (30%) e consumatori di alcol (7%), nonostante l’impatto di questi fattori sul rischio oncologico.  

In occasione della Giornata Mondiale Contro il Cancro, celebrata oggi con il tema “United by Unique”, l’Associazione Italiana di Oncologia Medica (Aiom) e la Fondazione Aiom richiamano l’urgenza di un cambio di paradigma. «Nel 2022, 20 milioni di nuovi casi e 9,7 milioni di decessi per cancro nel mondo dimostrano che il 40% delle morti è legato a fattori modificabili: fumo, alcol, sedentarietà e obesità», sottolinea Francesco Perrone, Presidente Aiom.  

Il focus della campagna è la “people-centred care”, un approccio a 360 gradi che integra aspetti clinici, emotivi e sociali, coinvolgendo non solo il paziente ma anche familiari e comunità. «Supera la visione tradizionale centrata sulla malattia, migliorando qualità di vita ed efficienza delle risorse», spiega Perrone. Un esempio concreto è la collaborazione tra Aiom e Agenzia Italiana del Farmaco (Aifa) per analizzare l’appropriatezza delle terapie. Uno studio su The Lancet ha evidenziato come i pazienti reali (più anziani e fragili) differiscano da quelli degli studi clinici, rendendo cruciali i dati della pratica quotidiana.  

«In Italia, il 60% degli adulti consuma alcol, il 33% è in sovrappeso e il 24% fuma», ricorda Saverio Cinieri, Presidente Fondazione Aiom. «Fumo, sedentarietà e obesità sono più diffusi tra chi ha basso reddito e istruzione, aggravando le disuguaglianze». Problemi economici riducono la sopravvivenza dei malati di cancro del 20%, anche in un sistema universalistico come il nostro. «Serve ampliare i programmi di prevenzione, considerando gli ostacoli socioeconomici», aggiunge Cinieri.  

Un altro pilastro è la valorizzazione degli esiti riferiti dai pazienti (PROs), indicatori di qualità di vita spesso trascurati. «Il 70% degli studi oncologici include i PROs, ma solo metà li pubblica», afferma Massimo Di Maio, Presidente eletto Aiom. «Monitorarli sistematicamente negli ospedali è essenziale per cure davvero personalizzate».  

I conflitti armati esasperano i rischi oncologici: limitano prevenzione, diagnosi e accesso alle cure. In Ucraina, la distruzione di edifici contenenti amianto (vietato solo nel 2017) libera fibre cancerogene, minacciando la popolazione. «Guerre aumentano esposizione a cancerogeni e riducono l’assistenza», conclude Pirous Fateh-Moghadam, esperto di epidemiologia.  

La lotta al cancro richiede un impegno collettivo: potenziare la prevenzione, colmare le lacune nell’assistenza e adottare modelli olistici. «Sensibilizzare sui corretti stili di vita e garantire equità nell’accesso alle cure sono priorità», conclude Cinieri. In un mondo dove il 40% dei tumori è evitabile, agire su fattori modificabili non è più un’opzione, ma un dovere sanitario e sociale.