L'attrice, regista e produttrice italiana Irene Antonucci risiede in Colombia da appena sei mesi, ma in questo breve periodo di tempo è riuscita a prendere parte a ben tre film: in "Entre dos Aguas" di Carlos Vergara ed in "Shit Happens" di Máncel Martinez  ha interpretato parti di rilievo. In "Inventario" di Mauricio Cataño, film che ha appena finito di girare, recita addirittura da protagonista. 

"Sono davvero traguardi importanti, che era difficile solo sperare di raggiungere qualche tempo fa. La scelta di trasferirmi qui si sta rivelando quella giusta",

racconta Irene Antonucci, in un breve momento di pausa tra un set e l'altro. Le scene di ogni film, per questioni di luce ed organizzazione, spesso vengono girate in orari assurdi e si continua a lavorare per lunghe ore, senza mai fermarsi. "In realtà prima di trasferirmi definitivamente in  per qualche mese ho fatto la spola tra Italia e Colombia per qualche mese, altrimenti non credo ce l'avrei fatta. Non è facile: recitare richiede sempre disciplina. Nel mio caso, visto che qui in Colombia recito in spagnolo, c'è anche un lavoro quotidiano su una lingua che sto finalmente imparando a padroneggiare", continua.


In "Inventario" Irene Antonucci interpreta Catalina Martinelli, una ragazza italiana che studiato cinema bloccata 'abusivamente' con altre 6 persone in una casa in Colombia, durante la pandemia. "Mauricio Cataño, che è anche sceneggiatore, ha dato vita ad un ruolo che sento davvero mio. Anche io, come Catalina sono impegnata in una scalata difficile e complicata... E anche a me il progetto di fare cinema in un nuovo paese, sta andando bene", racconta l'attrice. "Sto vivendo una fase di profonda ricerca interiore, che ha l'obiettivo di diventare ciò che gli spagnoli chiamano 'pila', una guerriera di luce che si fa spazio in un nuovo paese e in un nuovo mercato". 

"Inventario", girato tutto in interni come "Perfetti Sconosciuti", ha poi svolte sorprendenti che è logico non svelare qui. Si può invece anticipare che mette a nudo i problemi esistenziali di chi, come i 7 "prigionieri", sembra avere tutto per essere felice... e che non mancano colpi di scena. "E' una produzione al 100% colombiana, un film che scava dentro i laceramenti dell'anima di ognuno di noi", spiega Antonucci.

Come quella dei protagonisti di "Inventario", la vita di un attore può sembrare legata soprattutto al proprio ego. "In realtà forse è proprio il contrario. Certo, ogni attore non può che scavare dentro di sé per interpretare ogni ruolo, ma tutti i grandi interpreti che ho avuto la fortuna di conoscere si sono rivelati molto umili. Probabilmente accade perché sul set si fa un lavoro collettivo, in cui ogni tecnico ed ogni truccatore contano quanto protagonisti e regista", racconta l'attrice.


Il mondo dello spettacolo, rispetto ad altri settori professionali, è davvero precario. Una troupe è come una famiglia, in cui si lavora insieme per lunghe ore, per settimane o mesi, ma poi spesso non ci si rivede più. "Non è facile, ma col tempo si imparano a gestire questi 'abbandoni', a capire che molto di ciò che conta riusciamo a tenerlo con noi", conclude Irene Antonucci.