Sembra una caccia alle streghe il provvedimento anti-movida messo in atto dagli “inquisitori” comunali di Perugia.

Un continuo ed inutile correre dietro per far salire sul “rogo” dell’inevitabile multa che ne consegue (!) gli avvinati che si espongono nelle principali piazze del centro storico (e se guardassero bene anche nelle periferie) della nostra bella Perugia.

Ma come tutti sappiamo dalla storia, l’inquisizione non ebbe la vittoria sulla stregoneria; tutti gli inquisitori finirono di essere tali mentre le streghe ancora stanno facendo il loro mestiere!

Ugualmente sta succedendo ai nostri inquisitori comunali; loro non ci saranno più mentre le movide intorno al fuoco dell’alcol e dello sballo non cesseranno di esistere.

Ma tutto questo perché? Perché la forza propulsiva delle movide è incontrollabile? No certamente! 

Soltanto perché i nostri inquisitori comunali non sanno che pesci pigliare e, come al solito, mettono in atto sistemi puramente repressivi senza minimamente pensare di poter risolvere la questione attraverso altri canali più socialmente efficaci.

È evidente che, nel contesto di ciò che succede, manca all’inquisitore comunale l’osservazione oggettiva delle reali dinamiche di ciò di cui stiamo parlando. 

Il comportamento che tengono i giovani in questi frangenti è una questione non di solo comportamento antisociale ma di una questione molto più complessa che non può essere definita semplicemente come una faccenda di ordine pubblico. 

Il problema non sta nella movida in sé per sé la quale, se fruita in senso corretto, significherebbe razionalità nel modo di vivere, una forza economica e sociale di utilizzo dei centri storici e dello spazio urbano, tanto per citare alcune sue peculiarità.

Una città che “vive” non può fare a meno della movida!

Ma se, purtroppo, come avviene di questi tempi, queste movide si manifestano come patologie anti sociali, utilizzando le piazze delle città come terra franca, senza legge e senza regole, forse la colpa non è del tutto di chi si atteggia in tali modi ma, cosa molto più probabile, è il risultato di una incapacità di chi gestisce la città, sia nelle forme che nelle sostanze.

Lasciando tutto da discutere sulle responsabilità di come la politica urbana abbia tralasciato qualcosa di socialmente importante che se messa in atto non avrebbe permesso di arrivare a questi eccessi, c’è da mettere in evidenza come sarebbe possibile evitare la maggior parte di questi assembramenti pericolosi, sparsi per Perugia, solo se venissero offerti spazi pubblici adatti allo scopo, in posti stabiliti dalle autorità, sia amministrative che di tutori della legge, costituendo e autorizzando, esercizi commerciali alla vendita in loco anche fuori dagli orari consentiti, oltre che rendere questi spazi adeguati alle altre necessità come servizi igenici attrezzati allo scopo, ecc.

Forse il modo corretto di gestire questa necessità dei giovani sarebbe quella di agevolarla in maniera opportuna più che reprimerla con multe o divieti assurdi di ogni genere.

Giampiero Tamburi (Perugia: Social City)