L'ultima rilevazione, i cui risultati sono stati pubblicati sul sito che certifica i sondaggi in Italia a cura della presidenza del Consiglio, ci dice che alle primarie del PD per la scelta del nuovo segretario le preferenze degli elettori andranno in maggioranza a Matteo Renzi che dovrebbe raccogliere il 60% dei voti, mentre più staccati saranno Andrea Orlando con il 15% e Michele Emiliano con il 7%. Il resto è diviso tra coloro che non sanno chi scegliere oppure che non gradiscono nessuno dei nomi in lista.
Domenica 30 aprile, dalle 8 alle 20, gli elettori - in teoria tutti gli italiani - potranno recarsi nel seggio più vicino al luogo di residenza, indicato sul sito del PD, e votare per eleggere il nuovo segretario del Partito Democratico.
I candidati in lizza sono tre: Matteo Renzi, Andrea Orlando e Michele Emiliano.
Tra i tre, Andrea Orlando è il candidato più vicino alle posizioni uliviste. Guarda a sinistra, ma non dimentica la necessaria "sensibilità" per la componente cattolica o ex margherita che ha contribuito alla nascita del partito. Una posizione che ha convinto i nomi illustri del PD ed anche molti ex renziani (vedi Staino), ma che non è "arrivata" al resto di coloro che voteranno domenica. Va detto che tra Berlusconi e Pisapia, Orlando non ha dubbi sul fatto che il suo PD potrà allearsi solo con l'ex sindaco di Milano.
Michele Emiliano, invece, rappresenta posizioni più "spregiudicate". Lui non guarda solo a sinistra, ma anche al Movimento 5 Stelle, ribadendo più volte la possibilità, se non la necessità, per il PD di rivolgersi anche a quel mondo.
Ad onore di Emiliano, il non essersi rifiutato di fare campagna elettorale tra la gente. E, come si faceva una volta, ha chiuso la sua campagna con un comizio all'aperto in una piazza di Matera. Fatto piuttosto incredibile per un politico del PD che in piazza evita di andare e, se lo fa, viene sistematicamente contestato. Cosa che non è accaduta per Emiliano.
Una sottolineatura non del tutto secondaria. Infatti, Andrea Orlando ha ammesso di esser andato a fare campagna tra gli operai della Fiat, a Torino, e di essersi meravigliato di non esser stato preso a sberle. Un atto di coraggio sicuramente premiato.
Ma perché soffermarsi su questo aspetto? Semplicemente perché l'altro candidato, Matteo Renzi, si è ben guardato di andare a fare campagna in luoghi dove non fosse ben certa l'accoglienza. Addirittura, la chiusura della campagna è andata a farla a Bruxelles, volendo testimoniare in tal modo che lui all'Europa è favorevole, ma al tempo stesso l'Europa così come è adesso va cambiata.
Un concetto che ha già caratterizzato i suoi tre anni al governo ma che non si è concretizzato in nulla. Perché dovrebbe essere diverso in futuro, Renzi non lo ha spiegato. Ma non è un problema per chi lo andrà a votare.
Infatti, quelli che lo sceglieranno come segretario sono ben consapevoli di votare una replica del personaggio politico e delle posizioni politiche che lo hanno contraddistinto nei tre anni di Governo.
È un mistero. Renzi si è dimesso perché ha fallito le sue riforme, praticamente tutte, ma in termini "ufficiali" sicuramente quella elettorale e quella referendaria. In seguito a questo si è dimesso da premier e da segretario. Adesso si vuole ricandidare come segretario per ritornare subito dopo a fare il premier senza sconfessare nulla di ciò che ha fatto in passato.
In pratica, nel caso vinca - ed è molto probabile che ciò accada - Renzi continuerà a guardare a destra, sia in termini di scelte politiche che di alleanze, si rifiuterà di dialogare con sindacati ma ascolterà i consigli di Confindustria, farà delle politiche che daranno mance elettorali ma non farà riforme strutturali... e, oltretutto, continuerà a definirsi socialista!
Incredibile... ma non tanto che lui abbia fatto tale scelta, in fondo la sua partecipazione alla vita politica è un fatto di potere e di realizzazione personale, non avendo fatto altro nela sua vita. Pertanto, operare per allearsi con chiunque gli consenta di "realizzarsi" in tal senso è logicamente e umanamente comprensibile.
Invece, quello che è del tutto incomprensibile è che ci sia ancora gente disposta a votarlo per consentirgli di continuare a fare le stesse identiche scelte politiche di prima che continueranno a dividere il partito (o ciò che ne è rimasto) ed il paese, oltretutto, senza portare alcun beneficio economico che possa migliorare la condizione dell'Italia.
Ma l'Italia, si sa, è un paese pieno di misteri ed uno in più non fa differenza.