Il Mito dell’Eroe nella Narrazione Tradizionale e Contemporanea

Tradizionalmente, l'eroe è una figura centrale nella narrazione, un personaggio il cui viaggio personale e le cui azioni determinano lo sviluppo della trama. L'eroe affronta sfide, matura e alla fine trionfa, rappresentando spesso valori comunitari e sociali. Il viaggio è significativo non solo per lui, ma anche per il contesto sociale in cui opera, riflettendo e rafforzando valori collettivi e ideali. 

Con l'avvento dei social media, questo concetto dell'eroe si è trasformato, riversando nella realtà le sue forme e rappresentazioni. 

Casi che mi hanno spinto a sviluppare questo scritto sono i trend ricorrenti sui social quali la rappresentazione e proliferazione del trend sui main character, sugli npc e, per contro, del sonder


“Il media è il messaggio.” Marshall McLuhan 

La narrazione dell'eroe ora si intreccia con la rappresentazione di sé nei social, dove ognuno può modellare e narrare la propria storia. In questo contesto, gli individui tendono a vedersi come protagonisti assoluti delle proprie vite, con una conseguente percezione dell’Altro (consiglio vivamente lettura dell’omonimo libro di Byung-Chul Han) come mera comparsa o "NPC" (Non-Player Characters), figure che esistono solo in funzione della propria narrazione personale, sfociando nell’utilitarismo più assoluto del prossimo e nell’eliminazione del confronto quale mezzo per crescere e ampliare i propri orizzonti mentali. 


Social Media e la Costruzione/Proiezione dell'Eroe Digitale

Abbiamo visto dunque come l'individuo crei una sorta di "eroe digitale", curando attentamente la propria immagine, selezionando i momenti da condividere, e costruendo una narrazione di sé che sia coerente con l'idea di protagonista che vuole incarnare. Tutto ciò porta a una rappresentazione della vita personale che è altamente idealizzata e spesso distorta, alimentando nell’Altro un senso di paragone e competitività alimentando una retorica tossica e distruttiva.
In questo contesto, si assiste a un pericoloso scivolamento verso l'individualismo estremo. 


Il mito dell'eroe diventa così un riflesso di un io “ipertrofico”, dove il senso del "noi" viene sostituito dal "me"

Le connessioni genuine e profonde con gli altri vengono sacrificate sull'altare della propria narrativa personale, che è finalizzata a ottenere approvazione (like, commenti, follower), disinteressata dal costruire una vera comunità. Una vera appartenenza. 


La Perdita del Senso Comunitario e l'Ascesa dell'Individualismo 

Questa trasformazione ha profonde implicazioni sociologiche. 

L'ossessione per l'auto-rappresentazione e per il ruolo di protagonista della propria vita porta dunque ad una visione della realtà  distorta, non esiste il male, non esistono i dubbi, non vi sono difetti. Viene presentata, come in una vetrina di un negozio, solo la parte migliore e senza “crepe” considerando tutto ciò che ha “crepe” come brutto, rovinato, da cambiare. 

Questa visione contribuisce alla frammentazione sociale, minando il senso di comunità e solidarietà che è essenziale per il tessuto sociale. Il protagonista-eroe dei social media vive in un mondo solipsistico, dove le interazioni sociali sono svuotate di autenticità e significato. 


Il “Sonder” sarà la nostra salvezza

Il termine "sonder" è un neologismo creato da John Koenig, autore del progetto "The Dictionary of Obscure Sorrows".

 Tale termine non ufficiale nei dizionari tradizionali, tuttavia ha guadagnato una certa popolarità grazie alla sua poetica descrizione di una complessa emozione umana, soprattutto su social come “TikTok”. 

“Sonder” viene definito come il "realizzare che ogni passante ha una vita tanto vivida, concreta e complessa quanto la propria". Questo concetto implica la consapevolezza che le persone che incontriamo, anche brevemente, nella nostra vita quotidiana – quelli che consideriamo semplici comparse nel nostro mondo – hanno una vita interiore ricca, con le proprie esperienze, desideri, preoccupazioni, e sogni. 


Essi vivono una realtà che è tanto dettagliata e importante quanto la nostra

Rendersi conto della profondità e della complessità della vita degli altri, cosa che pare essere scontata ma non lo è, provoca un senso di umiltà e connessione, spezzando l'illusione di essere i protagonisti unici della nostra, piccola, storia. 

In altre parole, "sonder" è la medicina per contrastare l'individualismo estremo, auspicando a una maggiore empatia e comprensione verso gli altri.

Un'esperienza di "sonder" potrebbe avvenire in un luogo affollato, come una stazione ferroviaria o un centro commerciale.  
Immagina di osservare la folla, ciascuna persona che passa ha una vita completamente separata dalla tua eppure incredibilmente simile: storie d'amore, difficoltà, sogni e ricordi che non conoscerai mai. Questo pensiero porta con sé  una sorta di epifania, una comprensione improvvisa della vastità delle esperienze umane e di quanto siamo tutti collegati, anche in modi che raramente consideriamo.


Conclusione

L'analisi sociologica del “main character” nella dimensione dei social media evidenzia una profonda tensione tra la narrazione eroica tradizionale e la realtà frammentata e individualistica del mondo contemporaneo. Il mito dell'eroe, che una volta serviva a unire la comunità e a rafforzare i legami sociali, viene ora distorto e svuotato, contribuendo a un individualismo che isola e frammenta piuttosto che unire.

"Sonder" è un concetto, un’emozione che ci ricorda l'importanza dell'empatia e del riconoscimento dell'umanità negli altri.
In un'epoca dove i social media e l'individualismo ci spingono a concentrarci su noi stessi, "sonder" ci invita a guardare oltre il nostro naso e a riconoscere la profondità della vita che esiste in ogni persona che incontriamo, anche se solo per un istante.

La sfida che la nostra generazione dovrà affrontare è quella di ritrovare un equilibrio tra la narrazione di sé e il senso di appartenenza alla comunità, riconoscendo gli altri non come semplici "NPC", ma come protagonisti delle proprie storie, con cui intrecciare narrazioni comuni che possano arricchire e rafforzare una visione condivisa.