Politica

Matteo Renzi in trincea per difendere la Boschi, ma anche Corriere e Repubblica lo incalzano

Domenica è accaduto un fatto a dir poco straordinario. I due principali quotidiani italiani, Corriere e Repubblica, hanno pubblicato due editoriali critici nei confronti di Renzi e, come conseguenza inevitabile, di ciò che lui rappresenta, il renzismo.

E se Repubblica lo ha fatto con un editoriale di Massimo Giannini, da sempre critico nei confronti di Renzi, per il Corriere si è scomodato addirittura il direttore Lucio Fontana, che definirlo più che prudente e per nulla incline a giudizi tranchant è dir poco.

L'argomento di entrambi gli editoriali riguarda il caso Boschi ed il tentativo da parte di Matteo Renzi e del PD di minimizzare la questione e di eludere le domande - logiche, evidenti, naturali - che ne derivano su due questioni fondamentali: bugie e conflitto d'interessi.

Ed iniziamo a leggere, per l'appunto, ciò che il direttore del Corriere, Fontana, ha scritto: «Si capisce bene che la vicenda delle banche toscane, con il colpo durissimo inferto da una gestione clientelare e dissennata a investitori e risparmiatori, sia una spina nel fianco del segretario Pd e della Boschi.

È un capitolo oscuro, le inchieste e le intercettazioni dimostrano che intorno al salvataggio si mossero personaggi con un passato non raccomandabile. In quei giorni si raccontava, tra i soggetti istituzionali incaricati di trovare una soluzione alla crisi di Etruria, la seguente storia: a molte società di credito e a tanti investitori, anche stranieri, fu chiesto di intervenire per il salvataggio.

Accadeva sempre questo: esaminavano le carte, facevano alcuni incontri e poi si ritiravano dopo aver conosciuto i personaggi e gli interessi «strani» che pesavano in quel piccolo mondo. Invece di immaginare trame si dovrebbe rispondere a queste semplici questioni sulla vicenda. De Bortoli ha raccolto, durante la stesura del suo libro, un’informazione e l’ha pubblicata. Così si comporta un giornalista.


Il ministro ha reagito dicendo che non è vera ma il «no comment» di Ghizzoni e quello che ha aggiunto ieri al Corriere pesano. Non sono certo una smentita, anzi. Forse sarebbe meglio che anche il mondo bancario parlasse chiaramente. La trasparenza, dopo tutto quello che è accaduto in questi anni in cui le banche e le loro sofferenze sono state una zavorra per il Paese, dovrebbe essere un valore assoluto per tutti.

Il rapporto con l’informazione di Renzi e del suo mondo è, per usare un eufemismo, complicato. Un rapporto questo sì ossessionato dall’idea di nemici sempre in agguato. L’ex premier non ha ancora «elaborato» la sconfitta referendaria, è tornato sulla scena, dopo la vittoria delle primarie, come se nulla fosse accaduto. Parole d’ordine e atteggiamenti simili. E tanta insofferenza per le voci critiche e le notizie scomode. C’è un lavoro di ricostruzione e una sfida riformatrice su cui le forze politiche, tutte, dovrebbero concentrarsi. Macron insegna. Ma di Macron per il momento non se ne vedono in circolazione.»


E non meno importanti le domande a Renzi fatte da Massimo Giannini nel suo editoriale: «Sono tante le domande sulla presunta "diplomazia bancaria" della Boschi, che esigerebbero invece una risposta definitiva.

È vero (come ha scritto il Fatto) che già nel marzo 2014 la ministra e suo papà nella loro villa di Laterina incontrarono il presidente di Etruria e i vertici di Veneto Banca, per concordare una "resistenza" rispetto ai tentativi di acquisizione da parte della Popolare di Vicenza? È vero (come ha scritto de Bortoli nel suo libro) che nel gennaio 2015 la ministra chiese a Ghizzoni un intervento di Unicredit su Etruria, e che la manager Marina Natale fu incaricata di aprire un dossier per valutare l'acquisto, salvo poi richiuderlo con "parere negativo"? È vero (come ha scritto la Stampa) che nel febbraio 2015 l'allora neo-presidente di Etruria, Rosi, ebbe a sua volta un altro incontro con Ghizzoni ("facilitato da qualcuno...") per tentare un ultimo affondo sul salvataggio da parte di Unicredit? E dunque, la ministra ha mentito all'assemblea di Montecitorio? E se ha mentito, può restare al suo posto nel governo Gentiloni?»

Bugie e conflitto di interessi due argomenti che l'ormai ex rottamatore imputava come colpe gravi alla vecchia politica e adesso se li ritrova sulla sua strada, ben evidenti e inevitabili. Ed il fatto che Renzi ed i suoi colleghi di partito cerchino di minimizzarli come inesistenti perché riconducibili alla normalità di agire di un politico, anche aiutandosi con le comparsate tv da giornalisti di intrattenimento come Giletti, non fa altro che aumentare la gravità della questione Boschi e dell'assenza sempre più evidente di risposte concrete sui due problemi.

Autore Fabrizio Marchesan
Categoria Politica
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