Il consiglio dei ministri di lunedì, tra i punti in discussione, ha anche quello relativo a misure urgenti sulla regolare conclusione e l'ordinato avvio dell'anno scolastico e sullo svolgimento degli esami di Stato.

Temi che aveva anticipato la stessa ministra dell'Istruzione, Lucia Azzolina, in un intervento tv domenica sera.


In attesa di conoscere nel dettaglio che cosa deciderà in merito il Governo, la ministra ieri sera aveva anticipato la possibilità che per quest'anno le scuole non riapriranno: «Io ho il compito di tutelare gli studenti e di garantire alle famiglie che fino a quando non ci sara' la sicurezza per tutto il nostro personale scolastico e per gli studenti di poter rimettere piede in classe non torneranno in classe», facendo intendere anche che una riapertura delle scuole a due settimane dalla fine dell'anno scolastico, a metà maggio, avrebbe avuto poco senso.

E per quanto riguarda gli esami?

«All'esame di maturità saranno ammessi tutti. Non avendo la sicurezza di avere raggiunto tutti gli studenti con la didattica a distanza, è questa la decisione giusta da prendere. Tuttavia la promozione non sarà garantita. Se non si torna a scuola l'esame- ha concluso Azzolina- si svolgerà esclusivamente in forma orale».

Attualmente, in teoria, gli studenti italiani dovrebbero continuare a studiare tramite la didattica a distanza, messa in piedi senza un reale coordinamento a livello centrale che ha preso il via, pertanto, dopo che è iniziata l'emergenza coronavirus. 

Quanti siano istituti e classi che siano stati in grado di applicare questa modalità di insegnamento/apprendimento/verifica è un mistero, anche perché il problema si è presentato all'improvviso e non risulta ci fosse una pianificazione a livello ministeriale in tal senso.

Ma l'aspetto che, riguardo la didattica a distanza, fa rimanere molto perplessi è quello relativo agli strumenti che gli alunni dovrebbero avere a disposizione per usufruirne.

Una ricerca del 2017 indicava che le persone che in Italia accedono al web esclusivamente da Mobile sono il 26% della popolazione, una percentuale molto più alta rispetto a Paesi come Germania, Regno Unito e Stati Uniti (rispettivamente 4%, 8% e 12%), mercati in cui la maggioranza accede da più piattaforme.

Il perché? Perché sempre più famiglie hanno rinunciato ad una linea telefonica fissa, affidando la propria comunicazione a distanza e l'utilizzo di Internet solo ai dispositivi smartphone. 

Lo conferma anche una ricerca Istat che ci informa che nelle proprie abitazioni un terzo delle famiglie non ha computer o tablet in casa. Nel periodo 2018-2019, il 33,8% delle famiglie non ha un computer o un tablet in casa, il 47,2% ne ha uno e il 18,6% ne ha due o più. La percentuale di chi non ne possiede sale al 70,6% tra le famiglie di soli anziani (65 anni e più), ma scende al 14,3% tra le famiglie con almeno un minorenne.

Quindi, visto che è mancata finora una reale programmazione per la "digitalizzazione" degli italiani, a partire dagli studenti (come indicano i dati precedenti), come è possibile pensare che tramite la didattica a distanza, il corso di studi di quest'anno possa essere proseguito regolarmente... per "tutti"?