È incontrando storie come quella di #Elsa che ancora mi assale lo stupore per come si possa lasciar marcire una vita, per come si possa nasconderla, lacerarla, dimenticarla. Negarla. Mi assale lo stupore per come l’uomo stesso possa lasciar consumare e perdere così tanta umanità.I suoi occhi lucidi raccontano ancora insicurezze e fragilità. Ma il suo sguardo, di tanto in tanto, sembra più sereno e vivido. Il mondo di ghiaccio nel quale è rimasta per anni, non si scioglierà facilmente. Ma è stato proprio quel rinchiudersi, forse, che le ha permesso di resistere a oltranza, nell’estrema difesa di se stessa. I suoi sorrisi, fugaci e nascosti, lasciano intravedere la bellezza che ancora vive sotto la coltre durissima del suo passato. Non vogliamo creare crepe in quel ghiaccio per poter entrare nel suo mondo. Piuttosto vorremmo riuscire a donarle serenità e fiducia affinché sia lei a scegliere se e quando fare un passo aldilà della sua fortezza, dove l’attende, adesso, una nuova vita. Anche Elsa è umanità che non possiamo e non vogliamo perdere.

Così , in un post sulla propria pagina Facebook a firma L.V., La  Casa di Matteo ha commentato la vicenda di Elsa (il nome è di fantasia), la bimba "fantasma", abbandonata dai genitori per 9 anni con gli arti rotti e la spina deformata.

Elsa è stata vittima per tutti  i suoi nove anni di vita di una situazione familiare assurda, trascurata dai genitori e alimentata saltuariamente dai fratelli con latte e biscotti, mai assistita nonostante i segni di fratture scomposte a braccia e gambe, forse frutto di violenze, e con la spina dorsale deformata perché probabilmente non ha mai dormito in un letto vero e proprio.

In seguito ad una segnalazione, i servizi sociali hanno potuto interessarsi della vicenda di Elsa che è stata tolta ai genitori, residenti in un comune dell'hinterland napoletano, ed è stata affidata all'associazione "La Casa di Matteo", gestita dalla onlus A Ruota Libera.

"La Casa di Matteo" nasce da un’esperienza vera. Quando nacque, Matteo fu abbandonato in ospedale dalle persone che lo avevano messo al mondo. Una mamma e un papà lo hanno adottato, con la promessa di essere per lui la famiglia che non aveva.

Poco dopo un anno dalla sua adozione, Matteo inizia a soffrire di forti mal di testa e, in seguito ad una serie di visite, si scopre che ha un terribile cancro. Lotta come un guerriero fino alla fine insieme alla mamma e al papà.

La missione di Matteo era di essere figlio, anche se per poco, e di diventare un esempio. I suoi genitori adottivi, insieme ai nonni e agli zii, sono stati uno strumento, avevano il compito di amarlo, di donargli una famiglia, di accompagnarlo per mano nel suo nuovo mondo. Forse, se Matteo non fosse stato adottato prima che il cancro fosse sopraggiunto, non avrebbe mai avuto nessuna famiglia.

Sicuramente i bambini con gravi malformazioni o malattie spesso, comprensibilmente, non rientrano tra i desideri di chi decide di intraprendere la strada dell’adozione. Una coppia che decide di adottare è protesa alla vita. I bambini che nascono nei nostri ospedali e che, a causa di gravi malformazioni, disabilità o di terribili tumori, vengono lasciati alle cure dei medici perché nessuno può o vuole prendersene cura, sono molti di più di quanto si pensi.

Di questi, tanti sono extracomunitari che, non avendo la cultura della prevenzione durante la gravidanza, ignari delle possibili malattie che un feto potrebbe contrarre, partoriscono bambini malati e, per impossibilità economica o sociale, li lasciano negli ospedali, dove questi bambini vivono in solitudine le loro brevi vite.

"La Casa di Matteo" è un progetto speciale che prevede la realizzazione di due case di accoglienza per bambini orfani con disabilità medio e gravi, gravi malformazioni, tumori, patologie che necessitano non solo di cure particolari ma soprattutto di un amore familiare e di un accompagnamento alla morte. Le due strutture sono collocate in due Comuni: a Napoli, in un grande appartamento nel quartiere Vomero, e a Bacoli (Na), in una villa data in comodato d’uso gratuito dal Pio Monte della Misericordia.