Il Consiglio di Stato ha accolto il ricorso presentato dalla LEIDAA e da altre associazioni e di sospendere la delibera della regione Abruzzo per consentire l'abbattimento di 469 cervi considerati in soprannumero.
«I magistrati amministrativi di secondo grado - spiega l'on. Brambilla - hanno riconosciuto la fondatezza del ricorso che era stato respinto in primo grado e hanno ricordato che la Regione potrebbe adottare misure per la prevenzione di incidenti stradali, “come l'apposizione di recinzioni e la realizzazione di attraversamenti faunistici”. Esattamente ciò che propone uno dei miei emendamenti alla legge di bilancio. La popolazione di cervi in Abruzzo - prosegue la deputata - non ha avuto una “proliferazione anomala”, ma un aumento contenuto per l'abbandono delle terre agricole da parte dell'uomo e l'abbondanza di cibo, in un territorio dove la presenza del lupo fa da naturale contrappeso. I danni agli agricoltori sono tutto sommato limitati - l'anno scorso la Regione ha speso 170 mila euro in indennizzi - e non è neppure certo che gli abbattimenti riducano davvero le perdite nelle colture. Anzi, come dimostrano esperienze pregresse con altre specie, non hanno mai risolto veramente i problemi. Sotto la maschera del piano di contenimento, c'è un programma venatorio a vantaggio dei cacciatori, la lobby più vezzeggiata da tutte le Regioni italiane, del loro divertimento e delle loro casse (i proventi da tariffario andrebbero agli Ambiti territoriali di caccia). Ma il conto vero lo pagherebbe Bambi, con la sua pelle. E tutti noi diventeremmo più poveri.Ringrazio perciò, una per una - conclude - tutte le personalità dello spettacolo e della cultura che hanno accolto l'invito della nostra LEIDAA e del nostro movimento culturale “La coscienza degli animali” a rivolgere alla Regione Abruzzo un accorato appello per fermare questa inutile strage».
Quindi i cervi, per ora, non si toccano.