L'oblast di Lugansk è ufficialmente in mano ai russi, ma la guerra è tutt'altro che terminata
"Domenica, il ministro della Difesa russo Sergey Shoigu ha riferito al presidente Vladimir Putin che era stato preso il controllo della Repubblica popolare di Lugansk. Il ministero della Difesa ha affermato che le forze russe e la milizia popolare della RPL hanno il totale controllo su Lisichansk e su un certo numero di insediamenti vicini, i più grandi dei quali sono Belogorovka, Novodruzhesk, Maloryazantsevo e Belaya Gora".
Questo è quanto riporta l'agenzia di stampa russa Tass. Una notizia confermata dallo stesso Zelensky nel suo rapporto a fine giornata diffuso domenica sera:
"... Se il comando del nostro esercito ritira persone da certi punti del fronte dove il nemico ha una maggiore potenza di fuoco, in particolare questo vale per Lisichansk, significa solo una cosa: torneremo grazie alle nostre procedure tattiche e grazie all'aumento della fornitura di armi moderne. L'Ucraina non rinuncia a nulla [del proprio territorio, ndr]. E quando qualcuno laggiù a Mosca parla della regione di Lugansk, che ricordi le promesse fatte prima del 24 febbraio, nei primi giorni di questa invasione, in primavera e adesso. Lascia che valutino davvero ciò che hanno conquistato questa volta e quanto l'hanno pagato. Perché i loro rapporti attuali si trasformeranno in polvere, proprio come i precedenti. Stiamo gradualmente andando avanti - nella regione di Kharkiv, nella regione di Kherson e sul mare: Zmiinyi [l'Isola dei serpenti, ndr] ne è un buon esempio. Ci sarà un giorno in cui diremo lo stesso del Donbass".
"La Russia - ha spiegato il presidente ucraino - ha abbastanza sistemi Smerch, Uragan e Grad per distruggere l'Ucraina città dopo città. Adesso hanno concentrato la loro più grande potenza di fuoco nel Donbass. E possono usare decine di migliaia di proiettili di artiglieria ogni giorno su una sola sezione del fronte. Questa è la realtà. Ecco perché distruggiamo il potenziale degli occupanti, giorno dopo giorno, in modo calcolato. E, naturalmente, i sistemi HIMARS che abbiamo ricevuto dai partner, insieme ad altre armi, svolgono un ruolo importante in questo. Il fatto che proteggiamo la vita dei nostri soldati, della nostra gente, gioca un ruolo altrettanto importante. Ricostruiremo le mura, riguadagneremo la terra, ma le persone devono essere salvate prima di ogni altra cosa".
E se fosse necessario, ha dichiarato oggi il ministro degli esteri Dmytro Kuleba, l'Ucraina potrebbe ricevere dai paesi occidentali anche carri armati e aerei.
Adesso, i russi concentreranno i loro sforzi nel tentativo di occupare la parte restante dell'oblast di Donetsk, l'altra regione che insieme a quella di Lugansk costituisce il Donbass. Ci riusciranno? E a che prezzo?
I primi sistemi HIMARS sono arrivati in Ucraina e altri ne arriveranno a metà mese. Adesso, Kiev potrà iniziare a colpire in maniera sistematica la retroguardia russa, quella che rifornisce la prima linea con armi, munizioni, carburante e viveri. Finora non poteva farlo che solo saltuariamente, adesso lo può fare metodicamente, anche nel sud dove nella regione di Kherson Mosca ha sempre più difficoltà nel mantenere le proprie posizioni.
Nel prossimo mese, potremo capire l'evoluzione di questa guerra, i tempi e le prospettive di una possibile pace, partendo dalla possibilità che l'Ucraina possa effettivamente ricacciare indietro i russi nei propri confini.
Nell'ultimo bollettino dello stato maggiore ucraino, queste le perdite (aggiornate) della Russia dal 24 febbraio: 36.200 soldati, 1.589 carri armati, 3.754 veicoli corazzati da combattimento, 804 sistemi di artiglieria, 246 sistemi di lancio multiplo di razzi, 105 sistemi di difesa aerea, 187 elicotteri, 217 aeroplani, 658 droni e 15 imbarcazioni.