Prima di tutto è necessario far conoscere che cosa sia lo split payment (ormai in Italia tutti i provvedimenti hanno un titolo in inglese), che risale a Gennaio 2015.
Un'azienda, qualsiasi azienda, che venda beni o servizi alla pubblica amministrazione, una volta emessa una fattura, questa verrà saldata solo per l'importo imponibile, mentre l'IVA verrà versata direttamente all'erario.

Il motivo di questa procedura è dovuto alla necessità di evitare che aziende non oneste evitino poi di versare l'IVA incassata. Nell'iniziativa non ci sarebbe nulla di male se l'azienda, a sua volta, non dovesse pagare l'IVA indicata in fattura. Invece non è così.
Infatti, l'azienda paga comunque l'IVA e, successivamente,  ne deve richiedere il rimborso che in media, grazie ai tempi della burocrazia italiana, non arriverà prima di sei mesi.

Questo, soprattutto per le aziende con scarsa liquidità che in Italia non sono poche a causa delle dimensioni del loro fatturato, significa un'ulteriore difficoltà per operare correttamente sul mercato, vista la parsimonia delle banche ad erogare il credito, in relazione ai fornitori, ai dipendenti e agli investimenti.

Infatti, secondo uno studio della CGIA, nei primi undici mesi del 2015 le imprese hanno anticipato, come versamenti IVA, ben 5,8 miliardi nelle casse dello Stato.

Nonostante le roboanti dichiarazioni del capo del governo con le sue miracolose  riforme per far ripartire l'Italia, la realtà dei fatti sembra dimostrare l'esatto contrario.