E' muro contro muro in Francia fra il primo ministro Manuel Valls e i sindacati, che manifestano contro la nuova legge sul lavoro ed hanno quasi fermato il paese, soprattutto a causa della scarsa reperibilità di carburante seguita al blocco dei depositi petroliferi.

Da parte sua, in occasione del question time parlamentare di oggi, Valls ha ribadito, a nome del governo, che sarà impedito ai sindacati contrari alla riforma del codice del lavoro di paralizzare la Francia ed ha escluso categoricamente che possa essere rimesso in discussione il contestato articolo 2 del progetto di legge, che dà la priorità agli accordi d'impresa, rispetto ai contratti nazionali di categoria.

In questo modo, il primo ministro francese ha opposto un netto rifiuto alla disponibilità avanzata dal capogruppo socialista all'Assemblea nazionale, Bruno Le Roux, che aveva auspicato una modifica del contestatissimo articolo.

I sindacati e in particolare la CGT stanno annunciando nuovi scioperi in settori vitali dell'economia francese, quali le ferrovie, le centrali nucleari e il trasporto aereo e marittimo. Uno sciopero di 24 ore a partire dalla serata di oggi, mercoledì, è stato indetto alla centrale nucleare di Nogent-sur-Seine, mentre nelle altre centrali sono state convocate assemblee generali.

Manuel Valls ha nuovamente condannato con forza l'atteggiamento dei sindacati, sostenendo che non è consentito a nessuno di asfissiare l'economia francese, ed ha confermato che non sarà escluso l'utilizzo di nessun mezzo per porre fine ai blocchi.

Secondo il premier francese, a quelli che bloccano i depositi di petrolio non importa nulla della legge sul lavoro, ma altri sarebbero i loro scopi. E coloro che vogliono far credere di poter fermare una centrale nucleare "stanno giocando un gioco strano", secondo le parole di Valls.

Gli stessi sindacati cominciano, però, ad incontrare le prime difficoltà in termini di risposte della base, se è vero che allo sciopero dei ferrovieri indetto per oggi e domani, la percentuale di quanti hanno aderito è stata solo del 10,6%, secondo quanto riferito dalla SNCF.

Dal canto loro, le organizzazioni confindustriali, come Medef e CGPME, ritengono che sia giunto il momento di passare ai fatti, per evitare che alcune imprese possano fallire. Gli scioperi nel settore dei trasporti e la penuria di carburante stanno avendo un forte impatto negativo sull'economia del paese. Certe imprese funzionano al rallentatore e le più fragili potrebbero essere costrette a chiudere.

Nella mattinata di oggi, mercoledì 25, sono stati posti blocchi a strade e depositi di carburante, successivamente evacuati dalle forze dell'ordine. Nel dipartimento del Nord, è stato sbloccato all'alba l'accesso al deposito di carburante di Douchy-les-Mines, occupato dal 19 maggio scorso dai militanti dei sindacati CGT e SUD. In totale il governo avrebbe rimossi i blocchi da undici depositi, da quando ha avuto inizio la crisi.

La penuria di carburante comincia ad aggravarsi, soprattutto perché i francesi, nel timore di rimanere senza benzina, stanno facendo tutti il pieno ed il consumo è tre volte superiore rispetto al normale. Più del 40% dei distributori a Parigi e dintorni comincia ad avere grosse difficoltà di approvvigionamento e la situazione sta diventando difficile anche nella Francia occidentale e nel bacino del Mediterraneo.