ArcelorMittal: 13 settimane di cassa integrazione fino ad un massimo giornaliero di 1.400 lavoratori nello stabilimento di Taranto. Questo è quanto ha comunicato questo mercoledì l'azienda che ricorrerà alla Cassa integrazione guadagni ordinaria (Cigo), motivando la decisione con la grave crisi di mercato e una conseguente diminuzione della domanda di acciaio.
Una decisione inaspettata? In parte, perché già lo scorso 6 maggio l'azienda aveva manifestato l'intenzione di tagliare la produzione in Europa, con una riduzione di 3 milioni di tonnellate annue.
Una decisione che avrebbe dovuto essere ottenuta con la sospensione della produzione negli impianti di Cracovia in Polonia, la riduzione in quelli delle Asturie in Spagna, mentre per Taranto era stato annunciato il blocco dell'aumento della produzione a 5 milioni di tonnellate, che ArcelorMittal aveva invece promesso di portare a 6 milioni nel 2020.
D'altro canto, però ArcelorMittal avrebbe confermato tutti gli impegni presi lo scorso anno con l'acquisizione definitiva dell'ex-Ilva, a partire dal rispetto del piano industriale e ambientale da 2,4 miliardi di euro per il risanamento del polo siderurgico di Taranto.
In una nota, la segretaria generale di Fiom Cgil, Francesca Re David, ha dichiarato che «è del tutto evidente che la prospettiva della cassa integrazione ordinaria, per quanto legata per definizione ad un evoluzione di ciclo congiunturale, non ci rassicura e diventa un ulteriore elemento di incertezza. Sono mesi che la Fiom chiede un incontro al Mise per una verifica degli impegni sottoscritti, che diventa ancora più urgente alla luce delle decisioni comunicate oggi».
Le grane per il ministro Di Maio dopo Mercatone Uno, Whirlpool e Alitalia - che sono solo quelle più conosciute - continuano ad aumentare. Per fortuna che dopo i provvedimenti varati dal Governo in aprile - due mesi fa - lo stato dell'economia in Italia avrebbe dovuto drasticamente migliorare. Dopo due mesi però si registra l'esatto contrario.