Erica Jong, sii pronta ad avere 87 anni
Paura di volare? Non più. Il femminismo è stato dichiarato out da almeno un ventennio, come residuo ideologico legato ai tempi in cui la donna si trovava in una condizione di soggezione culturale e materiale nei confronti del “vir”, identificato con quello occidentale, che ancora resisteva alla modernizzazione dei costumi e delle regole.
Poiché nel corso degli anni qualcosa pare effettivamente cambiato, e la donna del terzo millennio è libera, evoluta, in carriera e “stronza come un uomo” – cantava Roberto Vecchioni in un suo contestato pezzo – vecchi modelli come le scrittrici Simone De Beauvoir (1908/1986, di cui già parlammo) ed Erica Jong sembrano tutti da dimenticare: occupiamoci di quest’ultima.
Nata come Mann, da una evolutissima famiglia di ebrei newyorchesi, nel 1942, benché abbia sempre messo in guardia dall’identificarla come l’eroina della sua saga radical chic Isadora Wing, iniziata appunto con il libro “Paura di volare” del 1973, sembra che, letta in parallelo e con le dovute scremature, la sua storia si basi essenzialmente su quel tipo di percorso, molto “in” e “off” al tempo stesso.
Infatti il cognome con cui è conosciuta è quello del secondo marito di origini asiatiche (su quattro, l’ultimo ancora in carica); ha compiuto studi umanistici nei migliori istituti disponibili per una ragazza della Manhattan high jewish di allora, ha girato il mondo da giovane hippy di lusso, ha sfondato come autrice e poetessa, parla benissimo diverse lingue, tra esse l’italiano: ospite di Maurizio Costanzo Show, fu una delle poche, che si ricordino, a metterlo in angolo con una pungente risposta, alla solita provocazione del boss televisivo.
La brillante principessa dell’editoria top anni settanta/ottanta è conosciuta dunque per aver narrato, nei suoi primi lavori, i segreti del desiderio femminile, però con ironia, va riconosciuto, con un occhio all’humus ebraico, fecondo di passioni, sempre pronto a dare la giusta spinta al mondo; in alcuni passaggi la lettura poteva stupire, indicando nelle europee le vere rivoluzionarie del sesso, a confronto con le americane whasp bacchettone e frustrate, e si arriva finanche a bollare la stessa De Beauvoir, ritenuta troppo dipendente dal compagno Jean Paul Sartre.
Chi conosce i lavori di Jong ricorda divertito (forse più divertit–a, chissà se poi molti uomini l’hanno letta) i racconti dei festosi scambismi, il sarcasmo sui maschi che sembrano solidali nella lotta dei diritti femminili perché “è il modo migliore per sc..are” e altre amenità.
Isadora/Erica a un certo punto si ricorda che l’orologio biologico ticchetta e, ai trenta suonati da un pezzo, fa una figlia col terzo coniuge, che si rivela però geloso del suo successo.
La sola Erica, però, così leggiamo, fa pace con gli uomini tanto da stracciare l’accordo prematrimoniale stipulato con l’ultimo consorte. Il segnale è: nella vita ti devi affidare, troppe precauzioni ti renderanno solo più vulnerabile, non protetto da una vita imprevedibile.
Chissà dunque come si pone, in questo momento la nostra ex maestra di vita. Dopo aver messo in discussione perfino la versione ufficiale dell’11 settembre (cfr. Wikipedia), è impegnata a twittare contro Donald Trump e i suoi collaboratori: sempre in trincea contro il maschio cow boy, l’unico che non è riuscita ancora a castrare.