Ad oggi stiamo vivendo una situazione inusuale. Viviamo in un mondo dove siamo da sempre abituati ad avere ha disposizione un farmaco per ogni condizione di malessere che ci affligge e qualora questo non fosse disponibile, allora c’è un vaccino.

Siamo abituati così bene che, all’inizio della diffusione del virus si sperava ad una possibile cura e alla scoperta di un vaccino entro poche settimane, per poi renderci conto che i tempi non sarebbero stati così brevi come si immaginava.

Per questo che non avendo a disposizione nuovi farmaci in tempi brevi e non essendoci un vaccino, si sta cercando tra i vari farmaci già in commercio e utilizzati per altre patologie, farmaci che possano essere utilizzati anche per il trattamento da COVID-19.

L’agenzia italiana del farmaco ha autorizzato per questi motivi, l’utilizzo di alcuni farmaci per il trattamento della malattia COVID-19, utilizzati già per indicazioni terapeutiche differenti, dettagliandone le dosi, le modalità di utilizzo e i rischi dell’uso ad esso associato.

Uno di questi farmaci è l’idrossiclorochina (Plaquenil® cp da 200mg o corrispondente generico), un farmaco attualmente usato nel nostro Paese in campo reumatologico.

Sono state dimostrate due attività antivirali del farmaco attraverso modelli cellulari e modelli animali:

- la prima attività influenza il trasporto del virus all’interno della cellula attraverso l’alterazione (aumento) del pH endosomiale che è determinante per la fusione virus-cellula. Sappiamo infatti che i virus non hanno modo di replicare in maniera autonoma, ma per farlo hanno bisogno di sfruttare le strutture presenti all’interno della cellula ospite. Il farmaco influenza negativamente l’ingresso del virus nella cellula, impendendo quindi il suo ingresso e la sua replicazione;- la seconda attività influenza invece la glicosilazione dei recettori cellulari di SARS-COV-2 uno dei meccanismi utilizzati dal virus una volta all’interno della cellula ospite per replicarsi e successivamente uscire dalla cellula. Bloccando questi meccanismi, si riduce la replicazione virale.

Oltre alle azioni antivirali è stata anche riscontrata un’attività immunomodulante che stimola cioè il sistema immunitario dell’ospite a rispondere all’attacco del virus.