Vi è un destino individuale che si innesta in quello collettivo che, se riconosciuto ed accettato, da un senso ad entrambi.

Rivisitando la storia, quella vera, scolpita indelebilmente dalle vite di miliardi di esseri umani, con una memoria che si è nutrita dell’esperienza individuale e collettiva, ci si accorge del grande inganno perpetrato da gruppi ristretti di individui che manipolandola la usano come supporto culturale per pilotare una moltitudine di “greggi” di esseri umani per soddisfare la loro sete di potere e di dominio.

Quando le circostanze della vita ci “offrono” l’occasione e il tempo di pensare allora si incomincia a “vedere” la vita al di là dei falsi schemi e delle illusioni che sono state spacciate sapientemente allo scopo di farci perdere tempo dietro ad esperienze inutili che ci hanno allontanano dal reale cammino che la vita aveva riservato a ciascuno di noi come patrimonio unico e imprescindibile. Alla fine del secondo conflitto mondiale l’Europa era divisa in due parti: la parte occidentale sotto la diretta influenza degli Stati Uniti e dei suoi due “vassalli” Francia e Inghilterra.

Il 4 maggio 1949 il governo De Gasperi firmò l’adesione dell’Italia all’Organizzazione del Trattato del Nord Atlantico – NATO – schierandosi con il fronte filo americano.

Tra i Paesi europei che avevano aderito alla NATO, l’Italia per la sua posizione geo-politica era divenuta una base strategica militare americana, quel Patto permise agli USA di piazzare testate nucleari sul nostro territorio trasformandoci in un bersaglio diretto delle testate nucleari sovietiche infatti dopo la fallita invasione della Baia dei Porci avvenuta nel 1961 e alla presenza di missili balistici statunitensi Jupiter nelle dieci basi in Italia e nelle cinque basi in Turchia, il leader sovietico Nikita Chruscev decise di accettare la richiesta di Cuba di installare missili nucleari sull'isola al fine di prevenire una eventuale altra invasione. L'accordo fu concluso segretamente tra i due leader nel luglio 1962 e poco dopo iniziarono i lavori per realizzare le strutture di lancio. 

Quella fu considerata una delle più pericolose crisi nel periodo della guerra fredda tra le due super potenze nucleari e avvenne sotto la presidenza di John Fitzgerald Kennedy

“Anche se il Cremlino aveva negato la presenza di pericolosi missili sovietici a 90 miglia dalla Florida, i sospetti vennero confermati quando un aereo spia Lockheed U-2 dell'United States Air Force produsse evidenti prove fotografiche della presenza di missili balistici a medio raggio (R-12) e intermedi (R-14). Gli Stati Uniti allestirono un blocco militare per impedire che ulteriori missili potessero giungere a Cuba, annunciando che non avrebbero consentito nuove consegne di armi offensive a Cuba e chiedendo che i missili già presenti sull'isola fossero smantellati e restituiti all'Unione Sovietica”.

Dopo un lungo periodo di stretti negoziati venne raggiunto un accordo tra il presidente statunitense John F. Kennedy e il presidente sovietico Nikita Chruscev: i sovietici dichiararono pubblicamente che avrebbero smantellato le basi e avrebbero riportato in Russia gli armamenti che si trovavano a Cuba, sotto lo stretto controllo delle Nazioni Unite; come contro partita ottennero una dichiarazione pubblica da parte dell’amministrazione americana di non tentare di invadere nuovamente Cuba. Ma la cosa più importante avvenne in segreto infatti gli Stati Uniti avrebbero anche acconsentito a smantellare tutti i PGM-19 Jupiter, di loro fabbricazione, schierati in Italia e Turchia. 

Quando tutti i missili offensivi e i bombardieri leggeri Ilyushin Il-28 vennero ritirati da Cuba, il blocco venne formalmente revocato: era il 21 novembre 1962 un evento che dovrebbe essere ricordato per la saggezza e la prudenza che guidò i due capi di stato. I negoziati tra gli Stati Uniti e l'Unione Sovietica misero in evidenza la necessità di una rapida, chiara e diretta linea di comunicazione riservata e dedicata tra Washington e Mosca. Di conseguenza, venne realizzata la cosiddetta linea rossa Mosca-Washington. Una serie di ulteriori accordi ridusse le tensioni tra gli Stati Uniti e l'Unione Sovietica per diversi anni. 

Allora una situazione così grave fu risolta grazie alla presenza di due persone alla guida di due grandi Paesi che furono capaci di gestire con senso di responsabilità verso non solo le loro nazioni ma verso il mondo intero che sarebbe stato travolto e distrutto irreversibilmente.

Oggi che stiamo vivendo una situazione tragica come la guerra per procura tra l’Ucraina e la Russia, chi parla di pace viene messo alla gogna e attaccato pesantemente dai falchi della guerra che pongono nella violenza e nelle armi la risoluzione di questi conflitti inutili e sanguinosi, pagati con il sangue dei sacrificabili, a costoro dovrebbero essere ricordate le parole che pronunciò JFK nel suo discorso: 

“Che tipo di pace cerchiamo? Sto parlando di una pace vera. Il tipo di pace che rende la vita degna di essere vissuta. Non solamente la pace nel nostro tempo, ma in tutti i tempi. I nostri problemi vengono creati dall’uomo perciò possono essere risolti dall’uomo. Perché il legame fondamentale che unisce tuti noi è che abitiamo tutti in questo piccolo pianeta, respiriamo tutti la stessa aria, abbiamo tutti a cuore il futuro dei nostri figli e siamo tutti solo di passaggio”.

Furono i “falchi” ad abbattere un uomo che aveva a cuore tutti i destini degli uomini, senza alcuna distinzione, il suo passaggio ha dato speranza e evitato una catastrofe nucleare: oggi questi individui che guidano i nostri destini cosa stanno lasciando e cosa lasceranno alla fine del loro passaggio?