Si è tenuta lunedì 20 marzo la prima udienza del processo che a Minneapolis vede imputato per la morte di George Floyd l'ex-poliziotto Derek Chauvin. Un evento che10 mesi fa non solo ha scandalizzato il mondo intero, ma ha  puntato i riflettori sul problema del razzismo negli Stati Uniti ed in particolare sulla violenza ingiustificata della polizia americana nei confronti degli afroamericani e delle minoranze.

Chauvin, 45 anni, si è dichiarato non colpevole dell'accusa di omicidio e i suoi avvocati nel processo sosteranno che la morte di Floyd fu causata da una overdose di fentanil, un antidolorifico oppioide, trovato nel sangue di Floyd durante l'autopsia.

Chauvin, nel caso la giuria lo ritenesse colpevole dei capi di imputazione che gli vengono contestati, rischia di dover scontare fino a 40 anni di carcere. 

Il processo è stato allestito nel centro di Minneapolis, in una torre circondata da barriere di cemento, filo spinato e soldati della Guardia Nazionale dello Stato. Le attività commerciali che si trovano nelle vicinanze, almeno per oggi, hanno chiuso i battenti, mettendo protezioni a porte e finestre per il timore che si ripetano le violenze verificatisi dopo la morte di Floyd.

A meno di tre miglia di distanza dal luogo del processo è stato organizzato un raduno, proprio all'incrocio dove Chauvin aveva arrestato Floyd e lo aveva bloccato tenendogli un ginocchio sul  collo per circa 9 minuti, benché fosse già steso a terra e per giunta ammanettato. Il motivo dell'arresto? Il sospetto che avesse spacciato volontariamente una banconota falsa da 20 dollari in un negozio di alimentari nelle immediate vicinanze. 

A decidere l'esito del processo sarà una giuria composta da nove donne, di cui sei bianche, e da sei uomini, di cui tre afroamericani.

Il reverendo Al Sharpton, l'attivista per i diritti civili che è a fianco della famiglia Floyd, lunedì mattina insieme ai familiari della vittima e ad alcuni attivisti locali si è inginocchiato per 8 minuti e 46 secondi davanti all'edificio dove si svolge il processo in ricordo di George Floyd.