Il fondo del mare custodisce misteriosi segreti che forse, una volta rivelati, potrebbero dirci molto su antiche civiltà di cui si sono perse le tracce. È il caso degli Illiri, una popolazione che si stanziò sulle coste del Salento, nell'attuale Puglia, circa 1000 anni prima di Cristo. La loro scomparsa è ancora oggi materia di ipotesi più o meno fantasiose: si sa soltanto che ad un certo punto svanirono nel nulla, lasciandosi alle spalle tombe e mura, a Roca, ad Alezio, a Manduria, e circa duecento iscrizioni incise sul marmo in una lingua indecifrabile, rinvenute nelle acque cristalline di fronte alla costa.


Di naufragio in naufragio
Ancora più enigmatico è il caso di Torre San Pietro in Bevagna, una piccola frazione situata alla foce del fiume Chidro, in provincia di Taranto. Qui, secondo una leggenda, fece naufragio un'imbarcazione che trasportava San Cataldo, uno dei santi patroni della zona, insieme ad alcuni imponenti sarcofaghi di marmo. Alla profondità di circa sette metri giacciono ancora questi manufatti, detti 'le vasche del re', insieme con la carena della nave. 
Per la preziosità che ne faceva un materiale ricercato e diffuso in tutto il mondo, il marmo era spesso trasportato per mare, anche sotto forma di semplici blocchi grezzi da lavorare. Uno dei più celebri ritrovamenti di questo genere è il Relitto dei Marmi che giace sul fondale dell'Isola delle Correnti, di fronte a Portopalo di Capo Passero. Questa imbarcazione d'epoca romana trasportava circa 40 blocchi di marmo di varia grandezza: quasi 350 tonnellate di materiale, proveniente dalle cave dell'attuale isola di Marmara, sulle coste turche. Scoperto alla metà del secolo scorso, il relitto è facilmente visitabile, anche con maschera e boccaglio: si trova infatti a soli 6 metri di profondità, adagiato su un fondale di rocce e sabbia. Purtroppo il pregio della pietra (si trattava del cosiddetto 'marmo proconnesio', un tipo di marmo bianco con venature azzurre) e la sua antichità ne hanno fatto un preda ambita anche dai cacciatori di reperti, che nel tempo hanno sottratto clandestinamente alcuni dei blocchi del carico.


I marmi bianchi della città sommersa
Ma uno dei ritrovamenti più spettacolari di manufatti in marmo nelle profondità marine riguarda un'intera città: si tratta di Baia, sulle coste nord del Golfo di Napoli, oggi trasformata in parco sommerso all'interno di un'area marina protetta. Famosissima nell'antichità per il lusso e la piacevolezza del suo clima, era la località di vacanza preferita dalla nobiltà romana. Scomparve sott'acqua a causa del bradisismo, fenomeno di origine vulcanica tipico di questa regione ai piedi del Vesuvio.
Basta immergersi di soli quattro metri, o pinneggiare con maschera e boccaglio, per ammirare la bellezza di mosaici, tracce di affreschi, tracciati stradali, colonne e bronzi. Ma soprattutto marmi: decori e lastrici, una villa nobiliare dotata di un porticato e di un atrio interno, e soprattutto i resti di un intero complesso termale. Si tratta di un edificio di forma rettangolare, che a partire dal 2010 è possibile visitare grazie a un nuovo punto di immersione appositamente predisposto. Sott'acqua è possibile seguire la cosiddetta 'via herculanea', una sorta di galleria di ritratti scultorei che raffigurano personaggi di spicco della gens giulio-claudia. Sarà come passeggiare - anzi, pardon, nuotare - all'indietro nel tempo.

 

Da www.lepietre.srl