Esteri

Nuovi scontri in Iraq, i militari sparano: 27 i morti

Questo giovedì, sono almeno 27 i morti registrati in Iraq in quello che è stato uno dei giorni più sanguinosi da quando, nel mese di ottobre, sono iniziate le manifestazioni antigovernative.

20 persone sono state uccise dalle forze di sicurezza che hanno aperto il fuoco per liberare i ponti che erano stati occupati nella città di Nassiriya. Quattro manifestanti sono stati uccisi a Baghdad e altri tre a Najaf, dove è stato appiccato un incendio al consolato dell'Iran.


Perché gli iracheni manifestano sin dal mese scorso? Per dire stop alla corruzione, per chiedere più posti di lavoro e per avere servizi pubblici decenti.

Dall'inizio delle prime manifestazioni, sono almeno 350 le persone rimaste uccise e migliaia quelle ferite. La situazione, però, sembra dover peggiorare con l'esercito iracheno che ha annunciato l'istituzione di una unità di emergenza per "imporre la sicurezza e ripristinare l'ordine nel Paese".

La riprova è arrivata quest'oggi a Nassiriya dove i militari, oltre ai gas lacrimogeni, hanno fatto ricorso anche all'uso delle armi per sgombrare il sit-in organizzato dai manifestanti su due ponti della città. Stessa cosa è accaduta sul ponte di Ahrar, nella capitale Baghdad.

Nella notte i manifestanti hanno dato fuoco al consolato iraniano a Najaf scandendo slogan con cui chiedevano che l'Iran se ne andasse dal Paese. Il personale del consolato è riuscito a fuggire in tempo. I manifestanti ritengono l'Iran, a causa della sua influenza sugli affari interni iracheni, corresponsabile del malgoverno dell'attuale premier Abdul Mahdi, entrato in carica poco più di un anno fa, promettendo riforme mai realizzate.

Autore Alberto Valli
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