Come sottolinea in una nota il Rappresentante per il Commercio degli Stati Uniti (USTR) Robert Lighthizer, nel maggio 2011, l'organo d'appello del Wto ha confermato che l'Unione Europea e quattro dei suoi Stati membri (Germania, Francia, Regno Unito e Spagna) hanno assegnato ad Airbus oltre 18 miliardi di dollari di finanziamenti agevolati, causando alla concorrente Boeing la mancata vendita di 300 aeromobili, con una riduzione significativa della propria quota di mercato in tutto il mondo.

Secondo il Wto (o più precisamente coloro che hanno esaminato il caso) "senza le sovvenzioni, Airbus non sarebbe più esistita... e non ci sarebbero stati aerei più aerei Airbus sul mercato, perché nessuna delle vendite effettuate sarebbe stata possibile senza quei 18 miliardi". In una ulteriore sentenza del maggio 2018, veniva accertato che ulteriori finanziamenti agevolati, per il valore di alcuni miliardi di euro, erano stati nuovamente concessi ad Airbus.

Su questa base, il Wto ha permesso agli Stati Uniti di recuperare 7,5 miliardi di dollari aumentando i dazi sulle importazioni di prodotti europei.

A farne le spese, come accennato in precedenza, saranno soprattutto Germania, Francia, Regno Unito e Spagna (responsabili dei sussidi illegittimi ad Airbus), ma anche gli altri Paesi dell'Ue vedranno aumentare i dazi su alcuni dei loro prodotti esportati in Usa.

Come ricordato dallo stesso USTR, sebbene questo organismo disponga di un potere discrezionale che gli consente di applicare dazi fino al 100 percento, in questo momento gli aumenti delle tariffe doganali saranno limitati al 10 percento su aeromobili civili di grandi dimensioni e al 25 percento su prodotti agricoli e di altro tipo.

Lighthizer ha però aggiunto che gli Stati Uniti hanno l'autorità di aumentare i dazi in qualsiasi momento o di modificare l'elenco dei prodotti interessati dagli aumenti.

Per quanto riguarda l'Italia, i prodotti i cui dazi all'importazione saranno portati al 25% sono liquori, formaggi (Romano, Reggiano, Parmesan, Provolone), prodotti caseari, carne di maiale, salumi e salse a base di carne di maiale, agrumi.

Difficile capire quanto effettivamente tali aumenti possano incidere sulle vendite dei prodotti sopra citati, ma non dovrebbero però essere così penalizzanti come è stato detto. Facciamo un esempio.

Ad oggi, al "Reggiano" viene applicata una tariffa doganale di 2,146 dollari al chilo. Considerando che il costo a cui viene venduto negli Usa è di circa 40 dollari al chilo e che il nuovo dazio sarà intorno ai 6 dollari è facile intuire che gli aumenti di prezzo potranno tranquillamente essere assorbiti dai consumatori americani che già erano disposti a spendere per acquistare tale prodotto.

Pertanto, tutto il clamore mediatico relativo alle nuove tariffe Usa appare alquanto sopravvalutato, se non addirittura esagerato, visto che i prodotti colpiti sono piuttosto limitati (vini, olio e mozzarella sono stati esclusi) e che non sono certo destinati al mercato di massa.

I nuovi dazi entreranno in vigore dal prossimo 18 ottobre.