L’accademico austriaco Heinz Gärtner propugna da sempre il ruolo dei Paesi Non Allineati sulla scena mondiale. È un fautore dei vantaggi dello status di neutralità costituzionale, se inteso nel modo sviluppato dal suo Paese nel corso di ottant’anni.

Oggi Vienna è sede di organizzazioni internazionali di rilievo e, pur essendo perfettamente inserita nei meccanismi economici e politici del blocco euratlantico, è rimasta aperta al dialogo con la Russia e con gli Stati con cui USA e NATO sono in conflitto o in competizione. Oltre a essere professore di scienze politiche presso l’Università di Vienna, Gärtner è consulente del governo austriaco sulle questioni di difesa e sicurezza ed è anche membro dell’Istituto Internazionale per la Pace (IIP).

Dunque lo scopo della sua attività di relatore e di ricercatore è senz’altro quella di capire i modi migliori per mantenere la pace e la cooperazione fra tutti i Paesi del mondo. Il modo che reputa il più consono per l’Austria è, come detto, la neutralità, ma ciò si estende pure all’Irlanda e agli altri Stati che non hanno aderito all’Alleanza Atlantica o ad altri blocchi.

E se Svezia e Finlandia hanno ceduto alle pressioni e si sono allineate a Washington e a Bruxelles, entrando nella NATO, Gärtner nota come abbiano abbandonato una tradizione sicura e collaudata per passare a una condizione di incertezza e di potenziale pericolo: infatti volente o nolente Stoccolma ed Helsinki saranno legate dall’articolo 5 del Trattato atlantico e dunque diventeranno teoriche minacce per la Russia, che dovrà cambiare atteggiamento verso di esse.

E poi, dice Gärtner, ogni guerra produce dei nuovi Paesi neutrali. Il conflitto in Ucraina, per esempio, ha fatto sì che due terzi del mondo non si schierasse dalla parte degli USA, come molti pensavano, ma rimanesse equidistante o non volesse farsi coinvolgere, preferendo cercare di far dialogare le controparti. Il movimento dei Paesi Non Allineati, celebre nel XX secolo, oggi sta riprendendo forza e attrattività.