Birdman, come una divinità antropomorfica in un antro sacro (Pizia o Sibilla?), è solo insieme ai quattro libri che sono codici sia del sapere esperienziale che sapienziale. Essi racchiudono frattaliche pagine di carta intonacata di bianco nelle quali frammenti di natura offesa e lacerata palpitano ancora di vita. Creati dall’artista, proprio per questa mostra-evento, sono spartiti musicali del canto occulto che l’universo incessantemente compone per difendere le diversità del creato.

Racconta Marco Agostinelli: " ...ci vuole una forma da seguire in questi tempi, ci vuole un nuovo vangelo, ci vuole di difendere la natura. Viviamo un periodo di estrema sofferenza e il male l' abbiamo creato noi. Siamo noi a depauperare il nostro bene più grande: la natura. Siamo noi che non riusciamo a capire quanto siamo caduti in basso, la nostra società attuale l'abbiamo creata noi, siamo stati noi a portare al tramonto i valori più importanti. Siamo noi il nostro destino..."

Da archeologo, Agostinelli scava nel mito di un’isola lontana evocando la figura dell’Uomo Uccello (Tangata Manu): il leggendario guerriero dell’isola di Pasqua, il quale, per ricevere dal Gran Sacerdote il potere assoluto e governare per un solo anno, doveva sottoporsi a una prova sovrumana: si tuffava dall’alto dirupo di un vulcano, sfidava flutti minacciosi infestati da squali, raggiungeva a nuoto un lontano isolotto dove nidificavano le sterne grigie e ne raccoglieva il primo uovo per riportarlo a terra intatto.

Ogni evocazione è un atto costitutivo e riscrittivo così Marco, patendo per le sorti future di Venezia il cui fragile equilibrio è messo a rischio da insane politiche di sfruttamento, compie un atto magico che implica una rinascita.