Il ministro dell'Interno, Matteo Salvini, ha perso ormai ogni contatto con la realtà, interpretando il suo ruolo istituzionale in maniera tale da far credere a chi gli presti ascolto di essere il capitano d'Italia, che tutto fa e tutto disfa, a suo piacimento. Inutile sottolineare che il termine capitano, nel modo di interpretare l'italiano da parte dei sovranisti, ha la valenza di "duce".

Ad ulteriore dimostrazione di ciò, il ministro Salvini, il 15 aprile, ha emanato una ulteriore direttiva "ad navem", ritagliata su misura per contrastare principalmente la Mare Ionio, che ha ripreso il largo per effettuare la propria attività di ricerca e soccorso nel Mediterraneo.

Nei confronti di quella nave e delle altre "imbarcazioni battenti bandiera italiana o estera" che abbiano svolto "attività sistematiche di prelievo in mare di cittadini stranieri in aree che, ai sensi della vigente normativa internazionale, non rientravano nella responsabilità SAR (Search And Rescue) italiana", Salvini invita Polizia, Carabinieri, Guardia di Finanza, Marina Militare e Capitanerie di Porto "a vigilare affinché il comandante e la proprietà della Nave Mare Jonio" e di altre navi:

- "si attengano alle vigenti normative nazionali ed internazionali in materia di coordinamento delle attività di soccorso in mare e di idoneità tecnica dei mezzi impiegati per la citata attività;

- rispettino le prerogative di coordinamento delle Autorità straniere legittimamente titolate ai sensi della vigente normativa internazionale al coordinamento delle operazioni di soccorso in mare nelle proprie acque di responsabilità dichiarate e non contestate dai paesi costieri limitrofi;

- non reiterino condotte in contrasto con la vigente normativa nazionale ed internazionale in materia di soccorso in mare, di immigrazione, nonché con le istruzioni di coordinamento delle competenti Autorità".

Al momento, va riconosciuto, Salvini non ha ancora chiesto l'affondamento della Mare Ionio e di altre navi che effettuino lo stesso tipo di attività.


Dalla Mare Ionio hanno risposto al ministro dell'Interno con un tweet che assume l'aspetto di una "pernacchia virtuale", definendo la direttiva basata sull'ipocrisia, aggiungendo anche che le conclusioni sono inaccettabili, perché ripropongono una sistematica violazione delle norme del diritto marittimo internazionale e nazionale"


Qual è la logica, secondo Salvini, (che ha firmato il testo ma che di certo non lo ha scritto) che sta alla base della direttiva?

Partendo da una presunta considerazione del rispetto e della salvaguardia della vita umana in mare, si afferma che "gli interventi da parte di imbarcazioni private in determinate e circoscritte aree di mare, che si risolvono nel preventivato ed intenzionale trasporto dei migranti verso le coste europee, concretizzano, anche per le attività di pubblicizzazione, una cooperazione mediata che, di fatto, incentiva gli attraversamenti via mare di cittadini stranieri non in regola con il permesso del soggiorno e ne favorisce obiettivamente l’ingresso illegale sul territorio nazionale".

In sostanza, la presenza in mare di una nave di una qualsiasi Ong sarebbe come un invito per i trafficanti a far partire le imbarcazioni di migranti, aumentando pertanto "il pericolo di situazioni di rischio per la vita umana in mare" e determinando, "a prescindere dalla configurabilità di ogni altra responsabilità, la violazione delle norme nazionali ed europee in materia di sorveglianza delle frontiere marittime e di contrasto all'immigrazione illegale".

A questo, ovviamente, Salvini non dimentica di aggiungere che "la suddetta attività può determinare rischi di ingresso sul territorio nazionale di soggetti coinvolti in attività terroristiche o comunque pericolosi per l’ordine e la sicurezza pubblica, in quanto trattasi nella totalità di cittadini stranieri privi di documenti di identità e la cui nazionalità è presunta sulla base delle rispettive dichiarazioni."


L'ennesima direttiva di Salvini contro la Mare Ionio, l'altra era del 29 marzo, non è piaciuta però alla ministra della Difesa, Elisabetta Trenta, che parla di invasione di campo e che già ieri aveva accusato il ministro dell'Interno di vaneggiamenti.