Un italiano su dieci vorrebbe un aiuto psicologico, ma è costretto a rinunciarvi per motivi economici, mentre quasi uno su cinque (17%) si è rivolto alle cure di un esperto.
È quanto emerge dall'indagine realizzata dall'Istituto Piepoli per il Consiglio nazionale dell'Ordine degli Psicologi.
L'86% degli intervistati vorrebbe l'introduzione della figura dello psicologo a scuola, l'89% ritiene inoltre che l'assistenza psicologica sia un diritto pubblico che deve essere accessibile a tutti attraverso il SSN. Per il 58% la pandemia ha cambiato il rapporto delle persone con i problemi psicologici, ma rispetto a un anno fa, il benessere psicologico è sensibilmente peggiorato (-15%).
"L'indagine conferma il cambiamento socioculturale rispetto ai problemi psicologici. Sempre più si chiede la stessa dignità della salute fisica, sia nella prevenzione che nella cura. Una persona su dieci che rinuncia alle cure per mancanza di risorse denuncia un forte ritardo nel garantire una assistenza pubblica. Purtroppo i costi umani ed economici dei mancati interventi sono un peso grande che paga tutto il Paese", afferma il presidente del Cnop, David Lazzari.
Quasi un cittadino su due (47%) chiederebbe aiuto a un esperto in caso di problemi di natura psicologica, mentre il 38% ne parlerebbe prima con le persone care. Per il 58% la pandemia ha cambiato il rapporto delle persone con i problemi psicologici: si è più propensi a chiedere aiuto (26%), si parla più facilmente dei problemi psicologici per il 20%, con meno vergogna (20%) e si affrontano più apertamente (18%).
Rispetto a un anno fa, però, il benessere psicologico è sensibilmente peggiorato (-15%), in egual misura tra uomini e donne, ma soprattutto nella fascia più produttiva sul lavoro, quella 35-54 anni (-23%). Tra le principali fonti di stress: la condizione economica (24%), la salute fisica (14%), l'aumento dei prezzi e delle bollette (13%), la situazione lavorativa (13%), l'organizzazione famiglia-lavoro (9%) e la guerra tra Russia e Ucraina (6%).
Fonte: Ansa - Adnkronos