Martedì, in quarta lettura, è stata approvata alla Camera la riforma costituzionale che, a partire dalla prossima legislatura, ridurrà il numero dei deputati da 630 a 400 e quello dei senatori da 315 a 200.

Come al solito, Giuseppe Conte ha, più o meno, dichiarato che è una riforma bellissima, perché "incide sui costi della politica e rende più efficiente il funzionamento delle Camere. Un passo concreto per riformare le nostre Istituzioni. Per l’Italia è una giornata storica".

Come un numero ridotto di parlamentari possa rendere più efficiente il funzionamento delle Camere è un mistero che solo Conte può spiegare, mentre invece, indubbiamente, con tale riforma si diminuiscono i costi della politica.

Secondo Di Maio "con questa riforma risparmiamo 300 mila euro al giorno. Una cifra che molti cittadini non riescono a guadagnare nemmeno in una vita. Questa è una loro vittoria, perché è per loro che abbiamo lottato per questo risultato. #1MiliardoDiMotivi".

Evidentemente l'entusiasta capo politico grillino ha confuso i giorni con i mesi, visto che altrimenti, invece di 1 miliardo, la diminuzione dei costi di 300mila euro al giorno sarebbe stata addirittura di 12 miliardi in un anno.

Ma da un ministro non possiamo pretendere che sappia addirittura la differenza che passa tra risparmiare 300mila euro al giorno e 300mila euro al mese!

Il ministro suddetto è anche capo politico dei 5 Stelle che questa riforma la indicava come elemento imprescindibile del suo programma anticasta e, pertanto, urgentissima da approvare in via definitiva per essere sbandierata nella prossima festa del movimento, che si svolgerà a Napoli nel prossimo fine settimana.

Una riforma costituzionale, come hanno fatto notare in molti, piuttosto malfatta perché chi l'ha proposta si è dimenticato di riequilibrare anche altri aspetti della vita parlamentare collegati alla nuova composizione numerica di Camera e Senato, come ad esempio il numero di delegati delle regioni che potranno partecipare alla prossima elezione del capo dello Stato.

Per questo motivo, visto che in terza lettura, al Senato, il numero dei senatori che ha approvato la legge non ha raggiunto la maggioranza dei due terzi, la riforma costituzionale potrà essere appellata con un referendum confermativo, nel caso che entro tre mesi vengano raccolte le firme sufficienti per promuoverlo.

A volere il referendum, oltre a +Europa che questa riforma non l'ha votata, ci saranno anche coloro che l'hanno votata per disciplina di partito, come ad esempio il renziano Giachetti... come ulteriore promemoria della "coerenza" che sta alla base delle vicende politiche di questo Paese.

In ogni caso, per correttezza, va ricordato che comunque gli stessi 5 Stelle hanno concordato la necessità di ulteriori provvedimenti a completamento della riforma appena approvata, e tra questi una nuova legge elettorale che, visto il ridotto numero dei parlamentari, renda meno stringenti le regole alla base della rappresentanza in Parlamento dei partiti più piccoli.

Naturalmente, ciò sarà l'ennesima occasione di scontro tra i diversi partiti sia di maggioranza che opposizione, perché ancora non hanno compreso che le regole alla base della vita politica e democratica di un Paese debbano essere condivise e non soggette alla convenienza del momento... come d'altronde la stessa riforma del numero dei parlamentari, che non risolve certo il problema della rappresentanza degli elettori di un collegio, anzi allarga la frattura tra eletto e elettori.

Come ci ha fatto capire il dibattito sulla questione Brexit, alla Camera dei Comuni britannica, la "constituency" (collegio elettorale) per i parlamentari britannici è "sacra". In Italia, invece, nessun parlamentare nei dibattiti in Aula si preoccupa di ricordare ciò che ha promesso agli elettori del proprio collegio, mentre è sempre disposto a spergiurare sulla bontà e sulla necessità di votare ciò che il capo del suo partito gli ha imposto.

Questa che potremo definire una vera e propria anomalia del sistema di rappresentanza che da tempo è stata rilevata in Italia viene risolta con la riforma del numero dei parlamentari voluta dai 5 Stelle?

A me non sembra.