«Abbiamo sbagliato atteggiamento fin dall'inizio e in queste partite se non si hanno rabbia e determinazione diventa tutto difficile. Ci siamo abbassati ed eravamo timorosi del gioco d'attacco dell'Inter: pensavamo solo alla fase difensiva senza neanche essere aggressivi e invece in queste partite la foga agonistica dev'essere alla pari degli avversari. In un percorso lungo capitano questi passi falsi ed è un peccato perché venivamo da una serie positiva, ma non può capitare a una squadra come la Juve di avere questo atteggiamento. Avevamo preparato la gara stando attenti ai loro cambi di gioco e agli inserimenti delle mezze ali e abbiamo preso gol proprio in quel modo, ma se la squadra non ha fatto quanto provato la responsabilità è mia. Non potevamo fare una partita peggiore di questa, ma ora dobbiamo subito rialzare la testa perché mercoledì c'è una finale».

Evviva la sincerità. Le parole di Pirlo sopra riportate rispecchiano abbastanza fedelmente il resoconto della partita tra Inter e Juventus che ha visto prevalere per 2-0 la squadra allenata da Antonio Conte, grazie alle reti di Vidal al 12' e di Barella al 52'.

Dopo questa partita, l'Inter ha raggiunto a 40 punti, in testa alla classifica, il Milan che però in serata avrà la possibilità di allungare di nuovo nel caso di un risultato positivo nella trasferta di Cagliari.

Come ha sottolineato in un suo commento il giornalista Mario Sconcerti, «la Juve manca, in senso totale del termine, non c’è, non picchia, non reagisce, non ha idee, non ha qualità. Manca nelle idee e nell’agonismo, non ha un dialogo comune, non si sente la squadra. Ognuno va per conto proprio. Si può perdere, si possono fare dodici punti in meno, diciassette rispetto a due anni fa, è anche giusto finire dopo quasi dieci anni, ma meritando l’applauso, giocando, partecipando, mettendo cattiveria e forza. ...E’ chiaro che Pirlo ha avuto in mano la Juve più difficile, quella più complessa da un punto di vista tecnico e psicologico. Ma è chiaro anche che non l’ha trovata. C’è molto dei suoi silenzi in questa squadra».

L'epitaffio conclusivo vale più di mille parole. C'è solo da chiedere un commento a quelli che lo scorso anno criticavano Sarri perché aveva qualche punto in meno rispetto ad Allegri. Il problema, però, è che sono improvvisamente scomparsi, non sembra neppure che siano mai esistiti.