L'inchiesta sull'incontro al Metropol e la tangente (mancata) per finanziare la Lega non era una bufala, nonostante l'impegno per definirla in tal senso da parte di Matteo Salvini, del suo partito e dei media che lo supportano.

I tre italiani presenti, il leghista Savoini ed i consulenti Meranda e Vannucci, sono indagati. I primi due, interrogati dai magistrati, si sono avvalsi della facoltà di non parlare. Il toscano Vannucci probabilmente seguirà la stessa strategia.

Nonostante la loro reticenza, però, gli inquirenti avrebbero accertato che al tavolo del meeting al Metropol sarebbe stata presente un'altra persona, un italiano, di cui però non si conoscono ancora le generalità.

A ciò si è aggiunta anche un'altra notizia, quella di una cena che si sarebbe tenuta il 17 ottobre, giorno precedente all'incontro del Metropol, a cui Savoini e Salvini erano seduti allo stesso tavolo. Circostanza che smentirebbe - ulteriormente - la presa di distanze del segretario della Lega dal suo consulente per i rapporti con la Russia.

Ripetutamente Salvini aveva detto di non avere avuto rapporti con Savoini da più di un anno. Non era vero.

E come se quanto sopra riportato non fosse già abbastanza, ecco una nuova esclusiva de L'Espresso che pubblica oggi un'anticipazione in cui fa sapere che "dopo l'incontro al Metropol di Mosca, la trattativa di Gianluca Savoini per finanziare il partito è andata avanti per mesi", almeno fino a febbraio 2019.

L'Espresso di domenica 21 luglio pubblicherà i documenti della proposta commerciale indirizzata a Rosneft (compagnia petrolifera di proprietà in maggioranza del governo russo) dieci giorni dopo il summit del Metropol.

Le condizioni indicate nella proposta, preparata da una banca d'affari londinese, di cui è consulente l'avvocato Meranda, ricalcano esattamente quelle di cui hanno discusso Savoini e gli altri interlocutori nella riunione del 18 ottobre.

Inoltre, una nota interna di un'altra società di Stato russa, Gazprom, insieme alla risposta inviata direttamente a Savoini dalla banca londinese rappresentata al tavolo di Mosca dall'avvocato Gianluca Meranda, proverebbero che la trattativa è proseguita fio ai primi mesi del 2019.

Nella lettera di risposta inviata da Meranda si cita esplicitamente Eni come compratore finale della maxi fornitura petrolifera, allegando una lettera di referenza commerciale della società di Stato italiana.

Eni, contattata al rigurado da L'Espresso ha risposto "di non aver preso parte in alcun modo a operazioni volte al finanziamento di partiti politici", ma non avrebbe negato l'operazione.