Il monitoraggio indipendente della Fondazione GIMBE rileva nella settimana 24-30 marzo 2021, rispetto alla precedente, una lieve riduzione dei nuovi casi (141.396 vs 150.181) a fronte di un incremento dei decessi (3.000 vs 2.878).

Stabili i casi attualmente positivi (562.832 vs 560.654) e le persone in isolamento domiciliare (529.885 vs 528.680), in aumento i ricoveri con sintomi (29.231 vs 28.428) e le terapie intensive (3.716 vs 3.546).

In dettaglio, rispetto alla settimana precedente, si registrano le seguenti variazioni:

  • Decessi: 3.000 (+4,2%)
  • Terapia intensiva: +170(+4,8%)
  • Ricoverati con sintomi: +803 (+2,8%)
  • Isolamento domiciliare: +1.205 (+0,2%)
  • Nuovi casi: 141.396(-5,9%)
  • Casi attualmente positivi: +2.178 (+0,4%)

«Per la seconda settimana consecutiva –  dichiara Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione GIMBE – a livello nazionale si rileva una lenta discesa del numero di nuovi casi e del loro incremento percentuale, anche se il dato risente di notevoli differenze regionali correlate al livello di restrizioni di 3 settimane fa».

In 9 Regioni, infatti, l’incremento percentuale dei nuovi casi è ancora in crescita, soprattutto in 4 Regioni che 3 settimane fa si trovavano in area bianca o gialla (Calabria, Liguria, Sardegna e Valle d’Aosta). Al contrario si rilevano riduzioni rilevanti in Regioni che 3 settimane fa erano in zona arancione o rossa. Inoltre, in 10 Regioni aumentano i casi attualmente positivi, dato che si riflette anche a livello nazionale.

«Sul versante ospedaliero – afferma Renata Gili, responsabile Ricerca sui Servizi sanitari della Fondazione GIMBE – entrambe le soglie di allerta di occupazione dei posti letto da parte di pazienti COVID in area medica (>40%) e in terapia intensiva (>30%) sono superate a livello nazionale, attestandosi rispettivamente al 44% e al 41%: 10 le Regioni sopra soglia per l’area medica e 13 quelle per le terapie intensive».

In particolare, l’occupazione di pazienti COVID in terapia intensiva supera il 40% in Puglia, Friuli-Venezia Giulia, Umbria, Toscana, Molise, Lazio e il 50% in Piemonte, Provincia Autonoma di Trento, Emilia-Romagna, con valori superiori al 60% in Lombardia e nelle Marche.

«Sul fronte dei nuovi ingressi giornalieri in terapia intensiva – puntualizza Marco Mosti, Direttore Operativo della Fondazione GIMBE – dopo la frenata registrata la scorsa settimana, il dato si è stabilizzato».

Al 31 marzo (aggiornamento ore15.31) hanno completato il ciclo vaccinale con la seconda dose 3.143.159 milioni di persone (5,3% della popolazione), con marcate differenze regionali: dal 6,9% della Provincia Autonoma di Bolzano al 3,9% della Sardegna. «Le notevoli eterogeneità – continua Gili  – riflettono sia una differente capacità organizzativa,sia un eccesso di autonomia delle Regioni nella scelta delle categorie prioritarie da vaccinare».

In particolare, per ciò che riguarda i più fragili.

«Non si può escludere – spiega Cartabellotta – che nella categoria denominata “Altro”, con oltre 1,4 milioni di dosi (14,4% del totale delle somministrazioni), rientri un certo numero di soggetti fragili».

Escludendo da questo “contenitore” le 572.692 dosi (39,6%) somministrate a persone di età ≥70 anni, considerabili a rischio per fascia anagrafica, resta da fare luce su 873.787 (60,4%) dosi somministrate a soggetti di cui non è possibile rilevare altre indicazioni di priorità.

«Per ragioni di trasparenza e monitoraggio – continua il Presidente – da un lato è indispensabile inserire nel report ufficiale la categoria dei soggetti ad elevata fragilità al fine di garantire una precisa rendicontazione, dall’altro bisogna fare chiarezza sulla categoria “altro”, che ancora una volta permette di rilevare enormi differenze regionali».