Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha firmato il disegno di legge Nordio che riforma il Codice penale introducendo importanti modifiche al codice penale e al codice di procedura penale. Il ritardo nella firma del presidente della Repubblica è stato inevitabilmente strumentalizzato dalle opposizioni, le quali l’hanno interpretato come un monito al governo. Ma la firma, alla fine, c’è stata, senza lettere e ora il ddl può andare in Gazzetta Ufficiale.

Cosa prevede il Ddl Nordio:

Il testo che prende il nome del ministro della Giustizia Carlo Nordio, apporta una serie di modifiche sostanziali all’ordinamento giudiziario, in particolare al Codice Penale e a quello di procedura. Dall’abolizione dell’abuso d’ufficio, considerata una norma chiave dal Governo Meloni, all’ampliamento dei divieti per i giornalisti in materia di intercettazioni, ecco le novità previste dalla riforma:

La cancellazione del reato di abuso di ufficio:
Il reato viene cancellato con un tratto di penna perché le modifiche introdotte in questi anni non hanno eliminato lo “squilibrio” tra le iscrizioni nel registro degli indagati e condanne: l’anno scorso sono stati archiviati 3.536 dei 3.938 fascicoli aperti nel 2022. E nel 2021 in primo grado ci sono state solo 18 condanne.

Aumenta la pena minima per il traffico di influenze:
Viene inoltre limitato a condotte particolarmente gravi il traffico di influenze, di cui aumenta la pena minima, che passa da un anno a un anno e sei mesi: le relazioni del mediatore con il pubblico ufficiale devono essere utilizzate e non vantate, mentre l’utilità data o promessa in alternativa al denaro è solo economica.

Limiti per i giornalisti sulle intercettazioni:
Novità anche per i giornalisti, che potranno pubblicare solo le intercettazioni il cui contenuto sia “riprodotto dal giudice nella motivazione di un provvedimento o utilizzato nel corso del dibattimento”. I pm e i giudici dovranno stralciare dai brogliacci e dai loro provvedimenti i riferimenti alle persone terze estranee alle indagini.


Appello del PM:
Sparirà poi per le sentenze di assoluzione che riguardano reati di “contenuta gravità” la possibilità di ricorrere in appello per l’accusa. Una strada già tentata in passato con la riforma Pecorella bocciata dalla Corte costituzionale. Potranno essere impugnate dal pm invece le assoluzioni per i reati più gravi, compresi quelli del Codice Rosso.

Custodia cautelare in carcere:
Sarà un collegio di tre giudici, non più un solo magistrato, a decidere, durante le indagini, l’applicazione della custodia cautelare in carcere. E prima di esprimersi dovranno interrogare l’indagato, tranne se ricorre il pericolo di fuga, di inquinamento delle prove o se si tratta di reati gravi commessi con l’uso di armi o con altri mezzi di violenza personale.

Informazione di garanzia:
L’informazione di garanzia dovrà obbligatoriamente contenere una “descrizione sommaria del fatto”, oggi non prevista.E la notificazione dovrà avvenire con modalità che tutelino l’indagato.

Processi di mafia e terrorismo:
Il rischio di nullità era legato al fatto che la legge prevede che i giudici popolari non debbano avere più di 65 anni. Il ddl, con una norma di interpretazione autentica, stabilisce che il requisito anagrafico si riferisce solo al momento della nomina.

La reintroduzione del peculato per distrazione:
In merito all’abrogazione dell’abuso di ufficio ha fatto molto discutere la contemporanea reintroduzione del reato di peculato per distrazione all’interno del decreto svuotacarceri, che alcuni hanno visto come alternativa all’abuso di ufficio. Il nuovo reato prevede che “il pubblico ufficiale o l’incaricato di un pubblico servizio che, avendo per ragione del suo ufficio o servizio il possesso o comunque la disponibilità di denaro o di altra cosa mobile altrui, li destina ad un uso diverso da quello previsto da specifiche disposizioni di legge o da atti aventi forza di legge dai quali non residuano margini di discrezionalità e intenzionalmente procura a sé o ad altri un ingiusto vantaggio patrimoniale o ad altri un danno ingiusto, è punito con la reclusione da sei mesi a tre anni”.
Sul tema si è espresso anche il presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati Giuseppe Santalucia: “La cosa che colpisce è che si abroga il reato di abuso d’ufficio e se ne introduce un altro, con decreto legge, che è il vecchio peculato per distrazione. Segno tangibile di una scelta infelice. Si corre ai ripari con un provvedimento normativo d’urgenza per introdurre una pezza per colmare quei vuoti di tutela che saranno creati dall’imminente abrogazione dell’abuso”.