Alle ore 14.30 di sabato 15 aprile 2023, la nave Life Support di Emergency ha concluso il soccorso di un'imbarcazione di una decina metri su cui navigavano 55 persone. Il natante si trovava in acque internazionali ed era completamente alla deriva.

“Siamo partiti da Zwara, Libia, a mezzanotte – racconta uno dei superstiti proveniente dall'Eritrea – Eravamo in mare da oltre 12 ore. Dopo qualche ora di navigazione il motore ha smesso di funzionare e abbiamo iniziato ad imbarcare acqua dopo poco. Eravamo terrorizzati. Molti di noi sono scoppiati in lacrime quando hanno visto la vostra nave venire in soccorso. Eravamo allo stremo”.

Tra le persone tratte in salvo, tre donne, tre bambini accompagnati dai 2 ai 7 anni, 3 minori non accompagnati. Le persone soccorse provengono da Paesi segnati da gravi emergenze umanitarie tra cui Costa d'Avorio, Egitto, Eritrea, Etiopia, Nigeria, Palestina, Sudan, Somalia.

“Quando ci siamo avvicinati, abbiamo trovato un'imbarcazione in condizioni di grave pericolo – riporta Albert Mayordomo, soccorritore della Life Support –. Era così sovraccarica di esseri umani che molti viaggiavano a cavalcioni sui tubolari. L'odore di benzina era fortissimo, nonostante fossimo all'aria aperta. I loro corpi erano impregnati di benzina, molti avevano ustioni sulle gambe e contusioni dovuti alle condizioni del viaggio”.“Qui nel Mediterraneo, siamo testimoni della vera emergenza migranti: non gli arrivi in Italia, ma le persone che muoiono in mare, in media una ogni 4 ore. È come se il Mediterraneo fosse una zona di guerra – dichiara Emanuele Nannini, capomissione della Life Support –. Abbiamo appena salvato 55 persone, ma non sapremo mai quante altre persone, in queste ore, sono state riportate in Libia o sono naufragate e annegate in silenzio. Solo nella giornata di ieri abbiamo appreso di quattro imbarcazioni intercettate, ovvero centinaia di persone riportate con la forza in Libia o in Tunisia. Al termine delle operazioni di soccorso oggi, si è avvicinata un'imbarcazione non identificata, presumibilmente appartenente a milizie libiche, ci ha fatto segno di allontanarci e ha effettuato delle manovre intimidatorie verso la nostra nave, mostrandoci i kalashnikov e le pistole che avevano a bordo”.

Alla Life Support è stato assegnato il porto di Marina di Carrara che dista circa tre giorni di navigazione dal luogo in cui è avvenuto il salvataggio.


Quello riportato è il comunicato di Emergency diffuso il 15 aprile con cui la ong descrive l'ultima operazione di salvataggio effettuata nel Mediterraneo a cui è seguita, dalle autorità italiane, l'assegnazione del porto di Marina di Carrara... probabilmente in attesa che possano essere coinvolti i porti di Savona e Trieste, ancor più lontani dal Mediterraneo centrale dove le navi umanitarie operano per non far annegare dei disgraziati che cercano rifugio in Europa.

Tutto questo in conseguenza del cosiddetto decreto flussi che è stato oggetto di critica anche da parte dell'Onu che lo ritengono una violazione dei diritti umani e una minaccia per la sicurezza dei migranti, proprio perché ostacola il soccorso in mare. Una preoccupazione di cui non si è accorto il sempre sorridente Mattarella, evidentemente distratto dal comporre uno dei suoi soliti discorsi in cui si rammarica di qualche disgrazia e in cui invita alla solidarietà.

Perché ricordare ancora il "delinquenziale" decreto flussi? Perché è stato voluto dai post-fascisti per far credere a degli sprovveduti che la presenza di navi delle ong in mare fosse un fattore di attrazione per i migranti che volessero arrivare in Europa. Secondo la propaganda sovranista la presenza delle navi umanitarie avrebbe convinto i migranti a partire perché avrebbero avuto la certezza di essere salvati senza alcun rischio. Del "pull factor" causato dalle ong però i post-fascisti non ne hanno più parlato dopo che gli arrivi si sono decuplicati nonostante le navi umanitarie nel Mediterraneo centrale non fossero presenti.

E allora come fare per fare un nuovo dispetto ai migranti per dimostrare agli elettori quanto si possa esser severi (il termine più adatto è altro, ma sembra non si possa utilizzare) nei confronti di coloro che vengono disegnati come nemici, perché conviene in termini di consenso?

Basta inventarsi un nuovo "pull factor": la protezione speciale. Adesso per i post-fascisti è questa che spingerebbe i migranti a voler approdare in Italia. Un'altra tesi bislacca che i fogliacci imbrattati da dei propagandisti di regime che si spacciano per giornalisti diffonderanno urbi et orbi come il nuovo male assoluto. 

Così, dall'Etiopia, Meloni si è intestata la volontà di rimuovere la protezione speciale per i migranti richiedenti asilo.

Ecco come ha commentato l'annuncio Rossella Miccio, presidente di Emergency, in una intervista all'Adnkronos:

"Una scelta assurda non solo dal punto di vista della tutela dei diritti umani ma anche da quello pratico perché avrà una sola conseguenza: l'aumento del numero di irregolari nel nostro Paese. Insomma, invece di gestire il fenomeno migratorio, si continuano a creare criticità. Siamo molto preoccupati perché i flussi migratori vanno gestiti con la creazione di ulteriori vie legali d'accesso e non certo con le loro restrizioni... misure senza senso che non aiuteranno a risolvere il problema perché chi ha bisogno continuerà a scappare, semplicemente creeremo sempre di più illegalità.Ormai qualsiasi cosa viene definita un pull factor. Nessuno si occupa, però, dei push factor, ossia del perché le persone cerchino di venire in Europa. Anche perché, è questo è un mito che dovremmo sfatare, la stragrande maggioranza di chi sbarca sulle nostre coste non vuole restare in Italia. Senza contare che lo stesso Governo nel Def valuta positivamente l'impatto che può avere sull'economia italiana l'arrivo dei migranti. E' davvero una questione di pura propaganda. Sulla pelle di persone che cercano solo un futuro.Siamo anche contrari agli accordi con i Paesi del Nord Africa. Invece di invertire questa tendenza, Italia ed Europa puntano a estendere queste intese: è una misura non razionale. Abbiamo visto a cosa ha portato in Libia, milioni di nostre tasse spesi per renderci complici di violenze e abusi, senza, peraltro, far diminuire i flussi. Abbiamo assistito alla dichiarazione dello stato di emergenza, salvo sentire poi dal nostro ministro dell'Interno che si tratta di un'emergenza in senso tecnico. Non si capisce cosa sia se non un'ulteriore restrizione dei diritti e un abuso di potere. Stiamo smantellando i valori fondanti della nostra Repubblica a colpi di decreti [senza che Mattarella se ne accorga o se ne proccupi, ndr].Life Support, la nave di Emergency, continua a svolgere la sua missione: salvare vite umane. Da tempo diciamo che colmiamo un vuoto, quello lasciato dagli Stati europei nel Mediterraneo centrale. La Guardia costiera in queste settimane ha dimostrato di voler salvare quante più vite possibile, ma non è sufficiente perché le persone continuano a morire in mare o a essere riportate in Libia. Questo significa che gli assetti in campo non bastano, noi vorremmo essere considerati una risorsa, non un antagonista della nostra Guardia costiera. Anche a terra Emergency continua il proprio lavoro: in Italia con i nostri ambulatori fissi e mobili perché a chi arriva vengono spesso negati diritti fondamentali come l'accesso alle cure e nel resto del mondo perché sappiamo quanto i bisogni continuino ad aumentare. Dal nostro punto di vista faremo di tutto per far rispettare principi fondamentali di umanità, che non hanno colore politico".