Emmanuel Macron, per farla breve, non sa cosa fare. Dopo aver evitato che i neofascisti si insediassero all'Hôtel Matignon, da oltre due mesi si sta scervellando nel capire come fare per impedire anche alla sinistra di farlo. Nel secondo caso, però, c'è il fatto che impedire di formare e guidare il nuovo governo alla coalizione che ha vinto le elezioni è, dal punto di vista del rispetto della democrazia, un problema di non poco conto.
Il guaio è che la candidata scelta dal Nuovo Fronte Popolare, Lucie Castets, ha proposto un programma che manderebbe a carte quarantotto le riforme e l'assetto iperliberista che Macron ha finora "regalato" alla Francia, con l'unico risultato però di aver dato linfa alla crescita dei partiti di estrema destra e di estrema sinistra.
Il presidente francese, per ora, temporeggia, contattando candidati di centrosinistra che possano essere alternativi a Castets, cercando di flirtare con i socialisti per formare alleanze che non rispecchino il risultato elettorale... inomma, cerca di riproporre in Francia quello che in genere - in ogni legislatura - è sempre accaduto in Italia da qualche anno a questa parte.
L'ultimo candidato che Macron si è inventato come possibile premier a lui gradito è Thierry Beaudet, un economista indipendente che occhieggia a sinistra e che il presidente francese spera di poter far digerire, almeno come primo passo, al PS... probabilmente proponendo come alternativa anche le candidature di Bernard Cazeneuve e di Xavier Bertrand, che alcuni media davano però già come superate.
Così Macron, oggi, ha sentito, ma solo telefonicamente, i due rappresentanti di punta di quel partito, Olivier Faure e Boris Vallaud. Il presidente francese ha tentato di parlare anche con Manuel Bompard e Mathilde Panot di La France insoumise, ma senza successo. I due deputati hanno declinato l'invito ricordandogli che ciò che avevano da dirgli in relazione alla nomina del premier, lo avevano già detto... chiaramente.
Sabato, se Macron continuerà nella strategia da "cunctator", la sinistra andrà in piazza per ricordargli che in una democrazia governa chi vince le elezioni e non chi vuole Macron.
Un problema non da poco, perché sulle questioni di principio spesso i francesi sono puntigliosi e se c'è da menar le mani sono gli ultimi a tirarsi indietro. A questo vuole arrivare il "liberale" Macron?