L'arrivo di Filippo VI di Spagna, ieri, è stato accolto in Catalogna con disordini che hanno registrato anche falò in cui sono state date alle fiamme bandiere spagnole e immagini del re.

Il viaggio da Madrid era giustificato dal voler accompagnare la figlia Leonor de Borbón - che oltre ad essere principessa delle Asturie e di Viana è anche principessa di Girona - nella sua prima apparizione ufficiale in Catalogna. La ragazzina - da pochi giorni ha compiuto 14 anni - ha presenziato alla cerimonia di premiazione della Fondazione che porta il suo nome pronunciando un discorso in perfetto "català".

Ma la presenza della graziosissima "infanta" non è però sufficiente a stemperare il clima in Catalogna dove la gente è ancora infuriata per le condanne inflitte agli indipendentisti. Clima che contribuisce a rendere l'appuntamento elettorale di domenica prossima ancor più incerto di quanto già non lo sia a causa dell'attuale situazione politica.

Lunedì i candidati dei principali partiti si sono affrontati in un dibattito televisivo per cercare di catturare il consenso degli indecisi che, secondo gli ultimi sondaggi, prima del voto rappresentano un terzo degli elettori.

Attualmente, nessuno tra Pablo Casado, Partito popolare (PP), Pedro Sanchez, Partito socialista (PSOE), Albert Rivera di Ciudadanos (i grillini spagnoli di destra), Pablo Iglesias di Unidos Podemos (i grillini spagnoli di sinistra) e Santiago Abascal di Vox (i sovranisti locali) può dire di essere in grado non tanto di vincere le elezioni, quanto almeno di poter trovare un alleato per dar vita ad una maggioranza stabile che sia in grado di formare un nuovo governo.

Dopo che il PP, e di conseguenza Mariano Rajoy che ne era espressione, è stato travolto dagli scandali, la Spagna non è più stata in grado di formare un governo con una maggioranza che potesse, almeno sulla carta, fornire i presupposti per poter durare un'intera legislatura. Così, quello di domenica 10 novembre sarà il quarto appuntamento elettorale, per le politiche, in quattro anni.

Negli ultimi sondaggi di lunedì il PSOE è dato vincitore, ma ben lontano dal poter ottenere la maggioranza dei seggi che nel Parlamento di Madrid, complessivamente, sono 350. Suo alleato naturale è Unidos Podemos, ma le due forze politiche, prima di qualsiasi altra considerazione sui punti programmatici di economia e finanza, divergono su come affrontare la questione catalana ed al momento non esistono ipotesi di possibili futuri accordi.

In risalita nei sondaggi i popolari che però crescono a danno dei ciudadanos. Il PSOE potrebbe allearsi con loro? No, perché Sanchez ha già detto che non farà accordi con chi - come PP e Ciudadanos - a livello locale hanno stretto alleanze con gli estremisti di destra (nostalgici franchisti) di Vox, contrari al fatto che la salma di Franco sia stata trasferita nel cimitero di famiglia. E la destra, di contro, non ha i numeri - sempre secondo i sondaggi - per formare un governo tra popolari, ciudadanos e Vox.

Quindi, anche dopo il voto di domenica, la Spagna si troverà nuovamente a non sapere come formare una maggioranza per poter sostenere un qualsiasi governo.