È stato pubblicato per i tipi delle Edizioni di Storia e Letteratura il volume dal titolo “Andreotti e Gorbačëv - Lettere e documenti 1985-1991” a cura di Massimo Bucarelli e Silvio Pons.  Il volume mette in risalto, attraverso la corrispondenza epistolare dei due leader tra il 1985 e le due importanti visite di Stato del 1988 e 1989 in che modo prese forma la peculiare posizione del governo italiano nei confronti del tentativo riformista in atto in URSS.

Si trattò di una posizione che distinse l’Italia dagli altri componenti del G7 e che fu capace di osservare la realtà dell’epoca in termini complessi e sfaccettati. Ne fu protagonista Giulio Andreotti, che giudicava l’evoluzione del comunismo gorbačëviano come un fenomeno nel complesso positivo per la società sovietica e per la politica internazionale, condividendo in gran parte la visione moderata del «sistema di mercato» e la critica di quelle che Gorbačëv ancora chiamava le «contraddizioni del capitalismo». Soprattutto, come sottolinea Silvio Pons, Andreotti condivideva con il Presidente sovietico la visione di un futuro ordine bipolare senza la Guerra fredda: una visione «legata a un mondo in dissoluzione» che faceva proprio consapevolmente «il problema di costruire un’architettura nelle relazioni tra l’Europa e la Russia/URSS», il cui fallimento corrispose alla rimozione della «coscienza stessa del problema». Passata la prova di eventi epocali come il crollo del muro di Berlino, la riunificazione tedesca, la prima Guerra del Golfo, quella sintonia e il disegno strategico di cui era espressione si sarebbero infatti infranti nella fine dell’Unione sovietica del dicembre 1991.

Leggere il libro “Andreotti e Gorbačëv - Lettere e documenti 1985-1991” ci consente di vedere, con il senno di poi, quanto la politica dell’epoca fosse nel giusto: in particolare, per quanto riguarda il tentativo fatto dall’Italia per aiutare la Russia dal punto di vista economico. Andreotti aveva una capacità relazionaIe eccezionale in politica estera e le sue posizioni hanno avuto sempre un fondamento di realismo. Quello che attualmente si sta vivendo con il conflitto in Ucraina si può considerare un passaggio epocale che si mostra come una serie di eventi non conclusi che partono proprio dagli anni di Andreotti e Gorbačëv.

Dal volume emerge un grande interesse e una forte attenzione da parte dell’Italia nei confronti della nuova realtà venutasi a creare in Russia nel 1985.  E dalla corrispondenza epistolare tra i due leader, utilissima dal punto di vista storico, traspare poi la peculiarità del rapporto personale tra Andreotti e Gorbačëv che finiscono per comprendersi anche sul piano umano.

Da parte italiana, a partire dagli anni Cinquanta, si  era considerata l’URSS come un avversario militare, ma anche come un elemento importante del sistema internazionale. A partire dagli anni Sessanta, il tentativo di dialogo con l’URSS  fu rappresentato dalle visite di Stato di Gronchi, che incontrò Chruščëv a Mosca nel 60,  e di Fanfani nel 61,  mentre, dall'altra parte, Giorgio La Pira si faceva fautore della politica di apertura dell’Italia all’Est nel quadro della sua visione messianica del ruolo della penisola nel mondo, nella convinzione che Roma potesse diventare fautrice della “politica dei ponti” tra Occidente e Oriente. Inoltre, tale dialogo si focalizzò soprattutto dal punto di vista economico attraverso Mattei e Valletta, mossi prevalentemente dalla necessità di allargare il volume degli scambi delle proprie imprese con i paesi d’oltrecortina, politica che nel 1960 diede vita, tra l'altro, all’accordo per la fornitura di petrolio russo siglato da Enrico Mattei .

Dal 1985 in avanti si nota una continuità della posizione italiana nei confronti della Russia fino alla missione di De Mita a Mosca del 1988 per instaurare rapporti economici stretti. Con l’uscita progressiva di Gorbačëv, però, si tornò a una situazione quasi pre-rivoluzione russa nei rapporti internazionali ed è possibile sostenere che, alla fine del 1991, in una nuova fase nei rapporti est-ovest,  i veri  i vincitori della Guerra Fredda furono i tedeschi che ottennero l’unificazione della Germania in meno di un anno.