Portugal, obrigado...

Praga - Bella e tristissima. Sole anemico o pioggia. Si vagola tra le boutiques degli stilisti italiani che stanno sorgendo, i Mac Donald’s, le auto tedesche, i turisti tedeschi, i prodotti tedeschi. Ovunque, sui banchetti per turisti, campeggiano magliette che inneggiano all’uso di marijuana o sfottono il Papa o tutte e due le cose.

Tocca ingollare a pranzo e cena l’unica specialità ceca, specie di medaglioni di vitello.Sono alloggiati in un lussuoso Hilton; scoppia una lite coniugale sull’espresso, pagato 8000 lire. L’Hotel rigurgita di italiani - siamo nel ponte del 25 aprile - ed è ben fornito di tutto, compresa una bella televisione che trasmette, per esempio, un canale porno liberamente visionabile. Una noia.

Budapest - Pochi mesi dopo, decidono di insistere nell’est: eccoli nella capitale magiara.

La guida che hanno acquistato, scritta da un competente giornalista ungherese, preannuncia un piacevole soggiorno nel periodo scelto, conosciuto come “l’estate delle vecchie signore”. Pare che, nella prima metà di settembre, il clima sia dolce e gradevole. Forse negli anni passati era così, certo è che ora fa un freddo invernale: altro che estate delle vecchie signore, questo è l’ inverno della menopausa freddolosa.

La mattina splende il sole e in un attimo tutto muta: si scatena un acquazzone, il vento ti travolge, la gente deve abbandonare di corsa i parchi e le strade. Roberto e Genna provano la sauna dell’albergo e si ritrovano in mezzo a un sacco di tedeschi nudi: decidono di lasciar perdere.

E fosse solo quello. Non si parla né francese né inglese, solo un po’ di tedesco. Non esistono quasi ristoranti, solo locande che non espongono i prezzi. Ah, perché non c’è nemmeno un italiano! Improvvisamente la vista di un connazionale li conforterebbe. In una di queste trattorie vengono proditoriamente attirati dal proprietario, che vanta la sua origine romana….cioè no, si corregge, rumena, ma intanto loro si sono seduti. Vicino, strani personaggi confabulano. L’atmosfera è pesantemente mitteleuropea, da complotto antiasburgico. In un’altra osteria, mentre sono intenti al frugale pasto, sono circa le otto di sera, la serranda viene abbassata e gli viene suggerito di finire in fretta. È dai tempi di Cuba che non soffrivano la fame, non è bello: che si fa? Mac Donald’s, naturalmente!

E che succede? Roberto, a poche ore dall’assunzione di un hamburger malandrino, si sente male, con febbre alta e tutto il contorno: riverso sul letto, come in Marocco. A Genna tocca girare nelle strade semideserte del sabato tra i monoglotti della capitale definita, sui libri, ultima città dell’occidente, prima città dell’oriente. La farmacia non si trova, né a est né ad ovest. Si scopre che gli orari, questi sì, sono già globalizzati e anche lì di sabato pomeriggio quasi tutte le farmacie sono chiuse: la informa una coppia di giovani fidanzati, che conosce quattro parole dell’idioma di Shakespeare.

Genna compra qualche frittella in un sottopassaggio, dove si esibisce un gruppo. Si ferma un attimo ad ascoltare: visi indios, musica andina. Non c’è male, per Budapest. Attendono in camera,mestamente, la conclusione della convalescenza. Solo che i libri sono terminati. Resta da leggere un saggio di Shopenauer sul rapporto tra ormoni ed amore. Basta, si dice Genna, d'ora innanzi, in vacanza, si viaggia a botte di romanzoni, eve e novelle.

Si prova con la televisione. L’albergo è di buon livello, le trasmissioni no. Perfino il porno è più scadente che a Praga, una vera schifezza. Vada per Shopenauer. Un giro nei dintorni? Solo night, dove le ballerine seminude si agitano in una vetrina per attirare clienti.

Da buona capitale mitteleuropea Budapest ha un bel castello sulla collina, in questo caso mai utilizzato da regnanti; il fiume in mezzo, e che fiume, il severo Danubio;una città vecchia con un ghetto ebreo che sembra appena abbandonato dai deportati; terme in quantità, parchi, locali liberty. Carina, ma abbastanza impraticabile.

Al primo giro dopo la febbre di Roberto, vengono abbordati e perquisiti da due finti poliziotti dall’aspetto non indigeno. Al Commissariato li esortano alla prudenza, stavolta in italiano.

C’è un concerto di Michael Jackson. La star, coperta dalla solita mascherina, si concede un democratico giro in città e saluta con la manina, in compagnia di due bambini e di un nano, senza guardie del corpo né il sarcofago dove pare che viva. Davanti al suo albergo stazionano ragazzini con le scritte: “Michael, king of kids”. Sfottono?

In uno slancio di aspirazione al colore locale, la coppia fa una gita al grazioso sobborgo di Sant’ Andrea. Dopo aver diligentemente acquistato musica del posto, si azzardano a domandare al gestore del negozio se artisti italiani sono conosciuti in Ungheria.

Lui risponde: “Ramazzotti”.

“Only?” obiettano delusi, non da Ramazzotti, ma dal fatto che è il solo.

“For now, yes” risponde asciutto: dalla replica, sembra un italiano che finge di non esserlo.

Si ritorna sotto un cielo cupo, via battello, sul Danubio grigio e inquieto: brrrr, che freddo!

Continua...